In Argentina, la fede e il calcio sono una cosa sola. In entrambi i casi, la gente vuole esser parte di un qualcosa di più grande, vuole trovare un senso nel caos. Anche nel calcio, il popolo inizia a trovare un Dio in cui credere: nasce la Iglesia Maradoniana, un vero e proprio credo - a tratti parodico - che celebra un gol del Diego come un Padre Nostro e la Dona Tota (la mamma del Pelusa) con un Ave Maria. Francesco, invece, riporta la spiritualità cristiana al centro del dibattito pubblico mondiale. Parla dell’ambiente, della giustizia sociale, dei migranti, con parole che diventano evangeliche anche per chi non crede. Diego, il santo e il peccatore. Francesco, il riformatore e il bersaglio dei conservatori. Ma entrambi restano fedeli a una sola vocazione: quella di essere strumenti, mediatori, simboli viventi e portavoce di Dio in terra.

