C'è una parola che accomuna i due: carisma. Francesco, con il suo stile diretto nell'avvicinare i poveri, i migranti, gli omosessuali e i dimenticati dal mondo. Il Papa parla la lingua della gente, rompe con le formalità vaticane, si presenta come "il vescovo di Roma" prima ancora che come Pontefice. Maradona, dal canto suo, parla alla gente con il pallone, con i gol impossibili, i "miracoli" calcistici e le giocate senza tempo, sempre con un occhio verso gli ultimi, i dimenticati, per l'appunto. D'altronde, lui "voleva rendere felici i bambini di Napoli, perché loro erano come lui a Buenos Aires". Diego parlava anche fuori dal campo, con dichiarazioni incendiarie, con gesti teatrali, con una spontaneità disarmante. I due, seppur in modi diversi, incarnano il perfetto esempio di antisistema: uno è il Pontefice che mette in discussione il potere della Chiesa stessa, l'altro è colui che si batte contro le istituzioni, la FIFA, i governi e, come noto, il Clero. Entrambi, però, nelle vesti di due pastori che guidano un popolo in cerca di redenzione.

