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Saccone: “Sull’infortunio di Neres ci sono problematiche da risolvere, vi spiego”

infortunio neres
Le parole dell'ex preparatore del Napoli sulle condizioni del brasiliano
Giovanni Montuori

A “1 Football Club”, programma in onda su 1 Station Radio, è intervenuto il dottor Corrado Saccone, ex preparatore atletico del Napoli, che ha parlato dell'infortunio di Neres e di altri temi legati agli azzurri. Di seguito, un estratto dell’intervista.

Infortunio Neres, le parole del preparatore Saccone

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Il Napoli purtroppo sta perdendo diversi calciatori contemporaneamente. Era prevedibile che accadesse qualcosa del genere durante la stagione, oppure ritiene che ci sia un problema alla base?


"L'infortunio è sempre dietro l'angolo. Ovviamente nessuno si augura mai di avere più giocatori infortunati nello stesso momento, ma è una possibilità che può verificarsi durante una stagione. Certo, in questo momento sta capitando al Napoli, ma infortuni muscolari possono succedere a qualsiasi squadra. Per quanto riguarda Neres, purtroppo ci sono delle problematiche da risolvere. Bisognerà capire come gestire la situazione, ma credo che nel breve periodo il Napoli possa trovare soluzioni per sopperire a queste assenze."

Parliamo proprio di Neres. In molti stanno polemizzando sui suoi frequenti infortuni muscolari nelle stagioni precedenti. Secondo lei, il pregresso di un calciatore può davvero essere un indicatore affidabile per prevedere i futuri infortuni, oppure avrebbe potuto anche disputare una stagione senza problemi fisici? In sostanza, gli infortuni si possono prevedere?

"Prevedere gli infortuni significa lavorare in modo lungimirante. Se un calciatore ha avuto problematiche fisiche in passato, si può cercare di prevenire eventuali ricadute attraverso un programma di gestione adeguato. Tuttavia, non è detto che un infortunio derivi esclusivamente da una condizione pregressa. A volte può bastare uno scatto fatto nel momento sbagliato per causare un problema. Per fare un esempio, Lorenzo Insigne, pur avendo avuto la rottura del crociato, è stato gestito bene e non ha subito più alcun infortunio. Al contrario, se la gestione non è attenta, il rischio aumenta. Dipende tutto dalla gestione del singolo caso."

Quindi, secondo lei, ha senso valutare il passato di un calciatore per determinare la sua affidabilità fisica? O le stagioni vanno considerate a sé stanti?

"Chi parla dopo ha sempre ragione. Il problema è che spesso si commenta senza le giuste competenze. È vero che un giocatore con una storia di infortuni muscolari può essere considerato un rischio, ma questo rischio non è necessariamente concretizzabile nella realtà. Se ho un calciatore con qualità importanti ma con un passato segnato da infortuni, lo gestisco in modo diverso, con un carico di lavoro più calibrato. Per fare un esempio, quando allenavo Ghoulam, lui aveva un ginocchio in condizioni pessime, ma dopo ogni partita si gestiva con allenamenti personalizzati fino a tre giorni dopo l’evento e riusciva comunque a mantenere un livello competitivo. La chiave è capire il problema e gestirlo con intelligenza, ma, ribadisco, gli infortuni pregressi sono solo un indicatore, non una certezza e, nel caso di Neres, non era così scontato si sarebbe infortunato. Parlare dopo è facile.”

Per riportare un calciatore in piena forma, partendo dal 20-30% delle sue possibilità – come nel caso di Okafor – quanto tempo è necessario?

"È una questione soggettiva. Ogni giocatore ha una costituzione fisica e una capacità di adattamento differenti. Non esiste una tempistica standard. Certamente un atleta di alto livello risponde meglio agli stimoli rispetto a una persona normale, quindi il recupero può essere più rapido. Non conoscendo in dettaglio la struttura di Okafor, non posso dare una stima precisa, ma se non ha problemi particolari, il suo ritorno in forma potrebbe richiedere poco tempo. L'importante è lavorare con un metodo adeguato e senza forzare i tempi. In generale, un giocatore fuori forma può ritrovare una condizione accettabile in un paio di settimane, e poi, attraverso partite e allenamenti, raggiungere il massimo rendimento."

Se fosse Antonio Conte, domani contro la Lazio manterrebbe l'assetto tattico del 4-3-3 oppure farebbe di necessità virtù passando al 3-5-2?

"Se fossi in Conte, manterrei l’identità tattica della squadra. Ci sono giocatori che, pur non essendo nel loro ruolo naturale, possono sacrificarsi e sopperire alle assenze dei compagni, come Giacomo Raspadori. Poi, chiaramente, Conte studia gli avversari e sa meglio di chiunque altro cosa fare. Sicuramente avrà valutato tutte le opzioni nel corso della settimana. Inoltre, la Lazio ha già battuto il Napoli due volte in questa stagione, quindi è una partita da affrontare con grande attenzione, ma che il mister avrà preparato nei minimi dettagli.”

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