Chi ha investito bene e chi ha solo speso: la classifica che ribalta ogni pronostico

Nel mondo del calcio moderno, la sessione di mercato estiva è diventata uno degli elementi più strategici per costruire squadre vincenti e sostenibili. La piattaforma Transfermarkt, ha pubblicato una classifica di tutte le spese estive dei club italiani negli ultimi cinque anni. La classifica mette in evidenza i 15 club italiani più attivi in termini di spesa, con dati sorprendenti per alcune squadre che, pur con budget inferiori rispetto alle “grandi”, sono riuscite a ottenere risultati notevoli. Il Monza, che quest'anno è tornato in Serie B, nell'ultimo quinquennio ha speso oltre 127 milioni in 76 movimenti. Per un club non di prima fascia, sono cifre importanti che testimoniano l’ambizione del progetto iniziale targato Berlusconi-Galliani. Ora con il cambio proprietà e il ritorno in B dei brianzoli, la situazione potrebbe cambiare drasticamente Il club ligure ha effettuato ben 75 movimenti, segno di una gestione turbolenta e spesso orientata all’emergenza. Le spese, però, non sempre hanno portato stabilità sportiva. I rossoblù, tranne nell'ultima stagione, hanno sempre navigato in acque non sicure, lottando con le unghie e con i denti per non retrocedere. L’Udinese ha confermato la sua filosofia, scouting mirato, acquisti economici e valorizzazione dei giocatori per successive plusvalenze. Una strategia di mercato che in tutti questi anni ha sempre ripagato. Adesso però, è l'ora del salto di qualità. I granata hanno puntato su un rinnovamento graduale, con investimenti di medio livello e una buona continuità tecnica. Il progetto resta solido ma non ha ancora portato al salto di qualità atteso. Cairo però, non ha intenzione di cambiare modo di operare sul mercato. Lo dimostra l'affare degli ultimi giorni, Ricci al Milan per una ventina di milioni più bonus, mentre il sostituto è Anjorin dell'Empoli, acquistato per soli 5 milioni. Un'ottima posizione la ricopre il Sassuolo. I neroverdi, nonostante la Serie B disputata l'ultima annata, da sempre mostrano una grande capacità sul mercato. Attenta alla valorizzazione dei giovani, la squadra emiliana ha speso in maniera selettiva, confermandosi un punto di riferimento nella crescita dei talenti italiani. La Lazio ha mantenuto un profilo più contenuto, ma con 44 movimenti ha rinnovato in parte la rosa. Gli investimenti non sempre si sono tradotti in risultati, ma il club ha comunque mantenuto una discreta competitività, soprattutto grazie al grande lavoro dei tecnici che si sono seduti sulla panchina dell'Olimpico, da Sarri a Baroni. Sorprende la posizione del Parma, con una spesa elevata e ben 57 movimenti. Nonostante ciò, il club ha vissuto stagioni altalenanti, comprese retrocessioni e risalite. Insomma, bene ma non benissimo. Con una spesa superiore ai 200 milioni, il Bologna ha compiuto un percorso di crescita costante. L’approccio sul mercato è stato prudente ma efficace, culminando nella qualificazione alla Champions League nella stagione 2023/24. Non molti movimenti e spesa elevata, questo è sinonimo di conoscenza di ciò che si va a costruire e soprattutto un ambizione crescente. La Viola ha cercato di tornare stabilmente nella parte alta della classifica, con investimenti mirati e qualche scommessa. Nonostante il budget inferiore rispetto alle big, la Fiorentina ha raggiunto buoni risultati anche in campo europeo, raggiungendo più volte la finale di Conference League, senza però mai riuscire a conquistarla. Anche la Roma è stata tra le protagoniste del mercato, con investimenti notevoli, soprattutto sotto la gestione Mourinho. I giallorossi hanno cercato di ridurre il gap con le prime della classe, puntando su giocatori esperti e su una rosa più profonda. I Friedkin però, anche dopo l'addio del portoghese, ogni anno hanno investito cifre importanti sul mercato, cercando di costruire una squadra all'altezza. I risultati però non sono sempre stati all'altezza. L’Inter ha effettuato il numero più alto di operazioni tra le big, con 46 movimenti. Con oltre 375 milioni spesi, ha costruito squadre competitive capaci di vincere trofei nazionali e raggiungere la finale di Champions League per ben due volte. Conquiste che hanno permesso al club di Marotta di poter migliorare, anche se leggermente, il bilancio. Il Milan si conferma tra i club più attivi con quasi 380 milioni spesi. L’approccio è stato più equilibrato, combinando giovani promettenti e giocatori d’esperienza. Il lavoro di costruzione della rosa ha portato allo Scudetto del 2022, confermando la bontà delle strategie di mercato. Nell'ultimo biennio, alcune scelte sbagliate sul mercati, hanno portato il Diavolo a perdere posizioni importanti e, come nell'ultimo campionato, non qualificarsi alle coppe europee. Chiude il podio l’Atalanta, che con 40 operazioni e quasi 400 milioni spesi, dimostra ancora una volta quanto il club bergamasco abbia cambiato il proprio approccio negli ultimi anni. Se prima era noto soltanto per scoprire e valorizzare talenti a basso costo, oggi compete anche sul mercato con cifre importanti, puntando su calciatori già affermati per consolidarsi nelle zone alte della classifica e in Europa. Il secondo posto in classifica è occupato dal Napoli, che ha investito 429,2 milioni di euro in soli 30 movimenti, mostrando una politica di mercato diametralmente opposta rispetto a chi ha preferito fare molti cambi. Il club partenopeo ha puntato su pochi acquisti, ma estremamente mirati, scegliendo profili funzionali al progetto tattico e con un grande margine di crescita. Uno degli esempi più emblematici è rappresentato dall’arrivo di Khvicha Kvaratskhelia, pagato meno di 15 milioni e poi diventato un fuoriclasse internazionale, oppure Victor Osimhen, acquistato per una cifra importante ma rivelatosi decisivo per la conquista dello Scudetto nel 2022/23, il primo dopo 33 anni. Anche altri innesti come Kim Min-jae, Lobotka e Anguissa si sono rivelati fondamentali, non solo per la qualità, ma anche per l’equilibrio che hanno dato alla squadra. Per poi arrivare ai McTominay, Neres e Buongiorno. Il merito di questi risultati va attribuito non solo allo scouting e alla dirigenza, ma anche alla chiarezza di progetto. Con un organico ben costruito, il Napoli è riuscito a vincere due Scudetti e a ottenere grandi plusvalenze da alcune cessioni eccellenti. Il tutto con una gestione economica sostenibile. Il caso Napoli è oggi un modello europeo di gestione sportiva, dove la qualità ha prevalso sulla quantità e dove una visione a lungo termine ha permesso di ottenere successi concreti. In un contesto in cui molte big italiane fanno fatica a trovare equilibrio tra investimenti e risultati, il Napoli dimostra che si può vincere anche senza essere i primi in classifica per spesa. La Juventus guida la classifica con una spesa impressionante di oltre 557 milioni di euro. Nonostante il numero relativamente contenuto di movimenti (33), il club bianconero ha puntato su colpi ad alto impatto economico, cercando di rimanere competitivo a livello nazionale ed europeo ma non riuscendoci. Questo dato conferma come la società abbia continuato a investire pesantemente anche in anni di transizione, pur tra difficoltà tecniche e societarie. Questa classifica evidenzia non solo chi ha speso di più, ma anche come è stato investito il denaro. Se da un lato la Juventus domina per spesa complessiva, è il Napoli a emergere come esempio virtuoso: pochi movimenti, ma molto mirati, e soprattutto capaci di portare risultati concreti. La vittoria degli Scudetti, un gioco convincente e una valorizzazione dei talenti testimoniano l’efficacia di un modello sostenibile ma ambizioso. Un segnale per tutto il calcio italiano. Non bisogna soltanto spendere, ma farlo in modo mirato.