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Reina: “Vi racconto chi è Calzona. Napoli-Barcellona è la mia sfida del cuore”

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Il portiere spagnolo ha rilasciato una lunga intervista a Il Corriere dello Sport raccontando del nuovo tecnico azzurro e commentando la sfida di Champions tra le squadre in cui ha vissuto i suoi anni migliori
Sara Ghezzi

Il Napoli di Sarri nonostante non abbia portato a casa nessun trofeo è rimasto indimenticabile nel cuore dei tifosi azzurri. Tra gli eroi di quella squadra c'è Pepe Reina che ha sempre avuto un forte legame con la città e il popolo partenopeo. Questa sera andrà in scena la sfida Napoli-Barcellona, la partita del cuore di Pepe che ha rilasciato un'intervista a Il Corriere dello Sport. A seguire le sue parole.

Reina: "Vi racconto chi è Calzona. Napoli-Barcellona è la mia sfida del cuore"

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«Sì, ma non ho mica voglia di lasciare il calcio: a quasi 42 anni mi sento benissimo e mi piace sempre tantissimo. Ho ancora voglia di imparare».  


Viene da sorridere. Però di ammirazione.  

«Sono felice, mi vedo bene. Sono un positivo: mi viene naturale. Il mio contratto scade a giugno ma farei un altro anno. Vediamo, devo sedermi a parlare con la società».  

 

Pepe, lei ha il fisico bestiale. Se la può giocare con Cristiano Ronaldo. 

«Nooo, lui è di un altro pianeta. Io mi mantengo discretamente. La testa è tutto: sacrificio, dedizione, voglia». 

 

E l’amore. Dicevamo: i moschettieri.  

«I quattro club che mi hanno segnato di più: il Barça mi ha formato come persona e lanciato in Liga; con il Liverpool ho raggiunto il top della carriera; Napoli è dove mi sono sentito più amato, ho avuto un divertimento speciale fuori e dentro il campo, ma resta il rimpianto di non aver vinto lo scudetto; al Villarreal mi sono sentito calciatore per la prima volta ed è l’ultima fermata della mia carriera». 

Come sta Raul? Albiol. Il suo capitano.  

«Alla grande, gioca lui più altri dieci. Fa ancora la differenza. È un fuoriclasse».  

 

Sparigliamo: tifa Napoli o Barça?  

«Ma no...».  

Sì, Pepe Reina: doppio ex, ha giocato con Xavi dal 2000 al 2002 e ha lavorato con Calzona nel triennio di Sarri.  

«Mi aspetto un grande spettacolo di calcio e vinca il migliore. Davvero. Ho un debole per l’uno e per l’altro, sono due amici che meritano tanto rispetto. Magari potessero andare ai quarti entram b i».  

 

Mandi un “suerte” a Calzona, ne avrà bisogno.  

«Ciccio merita da tempo una chance così. Era nei piani da tanto: ha fatto un grande percorso e tagliato un traguardo meritato dopo anni al fianco di Sarri. Un grandissimo in bocca al lupo a lui, allo staff e alla squadra».  

 

Quanto l’ha sorpresa la parabola del Napoli? 

«Nessuno si aspettava questa caduta dopo lo scudetto, ma è la realtà. Il livello della Serie A è alto e devi essere sempre all’altezza. Pronto a non fermarti e a competere».  

 

Anche il Barça è un po’ sul filo.  

«Dicono, ma io non lo vedo mica così in difficoltà. Stanno facendo un lavoro straordinario: hanno vinto l’ultima Liga e sono ancora in corsa. Il Real va forte, sì, ma è terzo e può succedere di tutto».  

 

Giochiamo ai duelli: Osimhen contro Lewandowski. 

«Due che possono vincere la partita da soli: Osi è nel pieno della carriera e può fare la differenza anche con la squadra un po’ in difficoltà. Lewa è Lewa. Sta tornando e ha ricominciato a segnare di più». 

 Kvara contro Yamal. 

«Eh! Questo è brutto. Due giocatori verticali che non hanno paura di puntare, saltare l’uomo, avanzare e creare. Loro fanno veramente la differenza in un calcio dove si sta perdendo il senso e il gusto dell’uno contro uno, alla Figo».  

 

Chi preferisce? 

«Un attimo. Kvara ha 23 anni ed è più fatto, più formato fisicamente, mentre Yamal ne ha 16: sarà un fuoriclasse spettacolare ma diamogli tempo, anche se nel Barça è quello che oggi incide di più».  

Il Barcellona vuole Kvara. Dicono. 

«Non ne ho idea, il mercato non fa per me». 

A proposito: Zielinski, all’Inter da giugno a parametro zero, è fuori lista Champions.  

«Un giocatore e un ragazzo straordinario che ha dato tantissimo al Napoli. I contratti arrivano alla fine se non c’è l’accordo e i calciatori hanno il diritto di firmare altrove. Capita. Ma ha dato tutto e fino all’ultimo farà lo stesso». 

 

Sente ancora Hamsik, Mertens e company? Calzona voleva Marek nel suo staff.  

«Ci sentiamo ogni tanto, non spesso come dovremmo». 

 

Dries centravanti è un made in Calzona.  

«Non fu l’unica intuizione: fece tantissime cose, all’epoca di Sarri. Ha meriti straordinari: un assistente con questi colpi ti dà una mano enorme».  

 

Ora, però, saranno il suo Napoli e il suo 4-3-3.  

«Diamogli il tempo giusto: preparare in un giorno una partita, peraltro di Champions contro il Barça, non è certo semplice. Mica è un mago: quante cose puoi fare con un allenamento? È una cosa strana, rara».  

 

Le è mai capitato? 

«Con la nazionale: via Lopetegui a due giorni dal Mondiale in Russia. Cose che possono capitare, ma non è normale nel calcio. La Champions tra l’altro è importante per il Napoli e per il Barça: ci puntano, può salvare la stagione».  

Xavi recupera João Felix. 

«Anche lui può cambiare la partita. Tutte e due le squadre hanno giocatori straordinari».  

 

Osiamo: chi vince?  

«Non lo so. Non lo so. Per abitudine, nel senso che è più abituato a certe partite, potrebbe essere il Barça. Vive un momento meno complesso, mentre il Napoli ha già cambiato tre allenatori. Però non è detto: se Ciccio, la squadra e il Maradona fanno tutto per bene, allora potranno fare festa».  

 

Allenatore, giocatori e il popolo: tutti per uno? 

«Sarebbe la comunione perfetta».  

 

 La sua vita a Vilareal com’è, invece?  

«Mi sento un privilegiato: qui è molto diverso, tutto più familiare, alla mano. La gente è abituata a vederti in giro, per strada sono un ragazzo normale tra la gente. Sono felice». 

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