Rivieccio: “Conte come Foà, Maradona mi manca! Roma più temibile del Milan. McTominay…”

Gino Rivieccio, attore, regista e scrittore campano, si è concesso in esclusiva per un'intervista ai taccuini di CalcioNapoli1926.it alla vigilia della sfida di campionato, in programma domenica 30 novembre, alle 20:45, e valevole per la 13ª giornata di Serie A, tra la Roma di Gian Piero Gasperini e il Napoli targato "Antonio Conte". Diverse le tematiche trattate, oltre a quelle legate al "big match" dell'Olimpico: dall'amicizia con l'uomo, prima che calciatore, Diego Armando Maradona alla recente firma di Luciano Spalletti con la Juventus. Sei vittorie nelle ultime sette gare disputate tra campionato ed Europa League e vetta della Serie A occupata in solitaria: a prescindere dal confronto di domenica, dopo 12 giornate, la Roma di Gasperini è l'avversario che più teme in ottica Scudetto? Anche più di Inter e Milan? "Assolutamente sì. Ho la sensazione che Gasperini abbia ricalcato il 'modello Atalanta'. La Roma gioca come quella Dea. E dirò di più: se acquista un centravanti puro a gennaio, può decisamente puntare al titolo. L'appetito, come si suol dire, vien mangiando: ha cominciato in sordina, nessuno la teneva in considerazione perché non dava nell'occhio, ma adesso la Roma è una realtà. Anche in Europa League (contro il Midtjylland, ndr) ha vinto, pur non giocando benissimo. La verità è che Gasperini ha trasformato questa squadra: si è convinta di valere le prime posizioni. È indubbiamente una partita complicata per il Napoli, tanto che firmerei per in pareggio, così manterremmo i due punti di distanza. In caso di vittoria nostra o dei giallorossi, si ribalterebbe la stagione; nel nostro caso, significherebbe gli azzurri hanno voltato pagina dopo le polemiche delle settimane scorse, il 'lamentino' di Conte, gli infortuni, le incomprensioni nello spogliatoio... Una vittoria del Napoli a Roma farebbe approcciare la sfida con la Juventus del 7 dicembre in maniera diversa, ma andrebbe bene anche un pareggio, specialmente vista la Roma di questi tempi e, parallelamente, il fatto che il Napoli sia decimato dalle assenze". Quattro giorni fa cadeva il 5° anniversario della morte di Diego Armando Maradona, un simbolo per Napoli e, in particolar modo, per la sua generazione: da tifoso, cosa ricorda del periodo dell'arrivo de "El Pibe" in quel di Partenope? Come ha vissuto quei caldi giorni dell'estate del 1984? "Il 5 luglio 1984 è una data storica. Mi ricordo che si pagava 1000 lire per vedere Diego, ma non riuscii ad andare allo stadio. Ricordo soltanto i giorni precedenti: ero impegnato al meeting di Ischia con l'avvocato Franco Campana, alla Pineta locale. Alla serata finale del Galà, che si teneva di domenica sera, Carlo Iuliano, capoufficio stampa del Napoli, annunciò dal palco del premio la firma del contratto di Maradona con il Napoli. Ricordo che ci fu un boato, un movimento quasi tellurico nella Pineta di Ischia ad accompagnare la notizia. Io già seguivo Maradona all'epoca, perché me lo raccontò Gianni Di Marzio, il primo a scoprire questo fenomeno argentino. Poi l'avevo ammirato ai tempi del Barcellona: era un fuoriclasse già lì, dunque non mi sembrava vero che quel calciatore si trasferisse al Napoli. Ricordo, pertanto, l'esplosione, il giubilo, il tripudio che generò tale annuncio quella sera: passammo la notte a fare caroselli per tutta Ischia. Successivamente, con Diego mi sono anche frequentato. Posso dire che, in buona parte, ci sono stato anche amico, dato che avevo rapporto con i calciatori di quel Napoli. Ho trascorso tante serate a casa di Bruno Giordano, Andrea Carnevale, Ciro Ferrara... Con Alessandro Renica ci ho trascorso le vacanze; andavo spesso al campo Paradiso per assistere agli allenamenti; ho seguito il gruppo in trasferta; ho dormito a Bordeaux nel loro stesso albergo, come a Stoccarda per la finale di Coppa UEFA... Diego è una persona che mi manca ancora oggi. L'altro giorno, nel 5° anniversario della sua morte, mi sono commosso al pensiero che non è più tra noi. Tuttavia, dico sempre che Diego non è mai realmente morto: è come il mare, l'universo, le stelle, il sole, l'amore... Diego non muore mai". Domanda secca: se dovesse utilizzare un solo aggettivo per descrivere Maradona, quale sarebbe? "Ineguagliabile". Il fu "Derby del Sole" che si disputerà questo weekend si aggiungerà alla lista dei tanti a cui ha assistito nell'arco della propria vita da tifoso azzurro: qual è la sfida tra Roma e Napoli che ricorda con più affetto? "A me piace ricordare i veri 'Derby del Sole': senza violenza, con i semplici sfottò. In trasferta, ne ho fatti almeno 3/4: si partiva col pullman da Napoli, si attraversava l'Autostrada del Sole, si guardava la partita allo Stadio Olimpico e si tornava a casa la sera dopo aver vissuto una giornata di gioia e di festa. Anche perché con la Roma c'era un gemellaggio, una simpatia, un'amicizia dal momento che siamo entrambe squadre del Centro-Sud. Purtroppo, negli ultimi anni le cose sono cambiate dopo un episodio di cui ancora non siamo capaci di accettare, ossia l'uccisione di Ciro Esposito. Quello è stato il passaggio a un tipo di partita divenuta 'accanita'. Mi auguro, invece, che si torni al vero 'Derby del Sole', quello di 20 anni fa, fatto unicamente di sport". Alemão, Hamsik, Juliano... Di centrocampisti forti a Napoli ne ha visti passare tanti. Nonostante abbia disputato appena una stagione e mezza con i colori partenopei, Scott McTominay si è già guadagnato un posto nell'élite del club di Fuorigrotta? "Assolutamente sì. McTominay è fortissimo e il Napoli deve dirgli grazie perché lo Scudetto vinto l'anno scorso, almeno per metà, è merito suo. Se torna a essere il calciatore ammirato la stagione passata, delle uscite contro Atalanta e Qarabag, allora sarà decisivo anche quest'anno". "L'impegno è stato indiscutibile, ma mi piaceva di più il Napoli di Sarri, di Spalletti... persino del primo Mazzarri!"; così a maggio scorso, in un'intervista rilasciata a Il Mattino, aveva commentato il gioco espresso dalla squadra di Antonio Conte durante la stagione passata. A distanza di sei mesi e in virtù di quanto ammirato contro Atalanta e Qarabag, ha cambiato opinione oppure rimane fedele alle proprie parole? "La verità è che il Napoli di Conte non offre un gioco spettacolare. A noi interessano i punti, però il Napoli di Sarri, assieme a quello di Spalletti, è stato il più spettacolare degli ultimi 10 anni. Da uomo di spettacolo, quella squadra mi è rimasta più nel cuore. Tuttavia, i campionati si vincono facendo punti, dunque va bene così". A proposito di Spalletti, in un tweet risalente a due anni fa scrisse: "Tra Belen e Charlize Theron, stasera vorrei essere a cena con Luciano...". La domanda sorge spontanea: come ha reagito alla firma del tecnico di Certaldo con la Juventus? "Ormai non mi stupisce più niente: il calcio è una grande bugia. Non sono tra quelli che ce l'hanno con Spalletti, faccio parte di colore che gli dicono grazie perché mi ha fatto vincere uno Scudetto. Se farà bene con la Juventus, sarò contento per lui, un po' meno per la Juve (ride, ndr). Il calcio moderno è fatto di professionisti: ciò che si dice oggi, viene smentito domani. Non possiamo stare dietro ai tatuaggi". "Che io sappia, non so" è il titolo dell'ultimo libro da lei pubblicato e attualmente disponibile nelle librerie di tutta Italia. Inoltre, sempre quest'anno, ha debuttato alla regia con il film "Da cosa nasce cosa". C'è la possibilità, prima o poi, che dedichi una propria opera, letteraria, cinematografica o teatrale che sia, al Napoli e la passione che nutre per questa squadra? "Non l'ho mai fatto perché penso sia stato detto di tutto e di più sul Napoli. Dovrei inventarmi delle emozioni diverse, come ad esempio raccontare il Napoli attraverso le emozioni sessuali (ride, ndr); oppure quanti rapporti sono stati condizionati da una sconfitta o da una vittoria del Napoli. Siccome scrivo un libro più o meno ogni 4/5 anni, può darsi che nel prossimo impegno possa venir fuori un'idea apprezzabile". In chiusura, un giochino che unisce il calcio con la sua professione: a quale attore o personaggio di un’opera teatrale assocerebbe Antonio Conte? "Conte lascia poco spazio alle fantasie e guarda solamente al risultato. Pertanto, come attore, direi Arnoldo Foà: un uomo concreto, teatrale, di poche parole e di grandi risultati; un caposaldo del teatro italiano". A cura di Alex Iozzi © RIPRODUZIONE RISERVATA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE CALCIONAPOLI1926.IT