Corbo: “Insigne portavoce della rivolta, Mertens e Callejon non vanno mandati via”

Antonio Corbo, editorialista per La Repubblica, è intervenuto oggi ai microfoni di Radio Punto Nuovo. Di seguito le sue considerazioni sul momento che vive il Napoli, tra ammutinamento dello spogliatoio e contestazione della tifoseria. "Chi ha sbagliato in questo Napoli? Non fisserei l'errore in questa vicenda, rivela che nel recente passato sono stati fatti altri errori. Ad esempio, non c'è diplomazia intermedia. Se non c'è lui, nessuno si muove. Il figlio, vicepresidente, si trova senza il necessario carisma a parlare con dei giocatori e far sì che quello che dice non vale niente. Poi, lo stesso Ancelotti, è un allenatore all'inglese: dice che non è d'accordo, ma che bisogna seguire la società per professionalità. Se la società non l'ha seguito, anche lui ha dei poteri direttamente proporzionali al suo ruolo.

Il ruolo di Insigne in questo Napoli: le parole di Corbo

Insigne è un altro elemento da studiare. A lui va spiegato il suo ruolo, quello da capitano. Sei uno che fa parte della catena di comando. Devi tutelare gli interessi dei compagni, ci devi stare, non devi essere il capo della rivolta. Devi essere un intermediario tra la rabbia dei compagni e quello che dice la società. Si è posto come portavoce della rivolta.

Corbo sul futuro di Mertens e Callejon

"Risposta contro il Genoa? Credo che il Napoli debba chiarire bene quello che è successo. Penso che il presidente non deve sottrarsi al confronto, ci vuole il coraggio di fare la voce grossa con Ancelotti e squadra in una stanza da soli. Dei giocatori potrebbero essere dispiaciuti per il rinnovo, altri possono sentirsi non allenati bene, bisogna che vengano fuori certe cose, aprirsi. Consiglio a De Laurentiis? Non bisogna mandare via Mertens e Callejon. Quando ci sono questi dibattiti, non bisogna colpito chi protesta o dice cose che non piacciono. I professionisti vanno rispettati ed affrontati, mi sembra autolesionismo mandarli via. Addio Mertens? Sul rinnovo, dobbiamo chiederci la realtà delle cose. Se la società mette in conto l'età, i costi, deve fare le sue valutazioni. Una società attenta non valuta i giocatori per quello che hanno fatto, ma per quello che potrà dare".