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Rizzoli: “Sui falli di mano il problema c’è, ma mi aspettavo un confronto diverso”

Rizzoli arbitro (Getty images)

In un momento complesso come quello odierno è giusto che parlino anche gli arbitri. Ancor meglio se a farlo è il capo degli arbitri, colui che li dirige e che cerca giorno dopo giorno di fornire loro indicazioni importanti per la gestione di...

Mattia Fele

In un momento complesso come quello odierno è giusto che parlino anche gli arbitri. Ancor meglio se a farlo è il capo degli arbitri, colui che li dirige e che cerca giorno dopo giorno di fornire loro indicazioni importanti per la gestione di momenti difficili della gara. Ultimamente in Italia si è fatto fitto il dibattito sul fallo di mano, un dibattito necessario quanto allo stesso tempo sterile. Era da anni che le lamentele piovevano al contrario, ovvero sul fischiare troppo poco questi interventi. Si è allora deciso, per placare le proteste, che banalmente la maggior parte dei falli di mano fossero da sanzionare. Per alcuni tra gli addetti ai lavori però neanche questo può andar bene, poiché non si tratterebbe più di vero calcio ma di un artifizio. Ma che il calcio cambi lo si sa, e forse sarebbe bene abituarsi. Ne ha parlato proprio Rizzoli alla Gazzetta dello Sport, in una lunga intervista.

Rizzoli, la spiegazione

Rizzoli arbitro (Getty images)

"Un fallo di mano che impedisce ad un tiro di arrivare in porta o un cross di raggiungere l’interno dell’area di rigore deve avere una rilevanza calcistica diversa rispetto a un tocco tra braccio e pallone innocuo che sta uscendo dall’area di rigore. Le statistiche sulla tipologia dei falli di mano, infatti, danno questo conforto. Sui 50 rigori decretati in questa stagione: 30 puniscono un braccio/mano che ha intercettato un tiro o un cross; 8 un fallo di mano volontario, mentre i restanti 12 per contatti mano/pallone dovuti alla posizione delle braccia sopra le spalle o posizionate in modo innaturale aumentando lo spazio occupato dal corpo.

Il problema c’è. Sono convinto che vada affrontato tutti assieme. Esiste già un occasione di incontro tra arbitri, dirigenti, allenatori e capitani dalla quale onestamente mi sarei sempre aspettato qualcosa di diverso: proposte, idee per condividere tutti assieme una filosofia comune nelle interpretazioni delle regole. Capisco non sia facile, ma un confronto maggiore, partecipato e sereno aiuterebbe il sistema italiano a crescere maggiormente".