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Il Napoli soffre di recidività acuta: patti chiari e anima in pace

Claudia Vivenzio

Lo Spezia riesce nell’impresa: vince per 2-1 allo stadio Diego Armando Maradona in rimonta e in dieci uomini dal 77′. Si fa davvero fatica a crederci ma ormai è chiaro: il Napoli soffre di recidività acuta. Il Napoli soffre di...

Lo Spezia riesce nell'impresa: vince per 2-1 allo stadio Diego Armando Maradona in rimonta e in dieci uomini dal 77'. Si fa davvero fatica a crederci ma ormai è chiaro: il Napoli soffre di recidività acuta.

Il Napoli soffre di recidività acuta

Ieri allo stadio Diego Armando Maradona è andato in scena l'ennesimo harakiri del Napoli di Gennaro Gattuso. Forse il suicidio calcistico più impronosticabile: reduci dalla pausa natalizia e dunque riposati fisicamente, contro lo Spezia penultima in classifica prima del match e inorgogliti dopo la splendida e rotonda vittoria per 4-1 sul Cagliari avvenuta soltanto tre giorni fa.

Eppure il Napoli è stato capace dell'incredibile: perdere in casa, contro lo Spezia, in dieci uomini e in rimonta. No, non siamo su "Scherzi a parte". Ma il "talento" di una tale "impresa" non dovrebbe meravigliare troppo: i partenopei infatti non vincono in casa dal lontano 13 dicembre (quasi un mese) contro la Sampdoria. Così come le ultime sei partite recitano clamorosamente: tre sconfitte (Inter, Lazio Spezia), un pareggio (Torino) e soltanto due vittorie (Sampdoria, Cagliari), dunque soltanto 7 punti su 18.

E allora sembra doveroso che si faccia chiarezza: il Napoli è questo? Sì. Il Napoli è proprio questo: un'altalena e una squadra che soffre di recidività acuta. Ripete sempre gli stessi errori ma non da Rino in poi, da sempre. Il Napoli è una squadra discontinua, senza spina dorsale, senza carattere, emotiva, molle, fragile. Così come dall'altra parte è una squadra piena di valori individuali indiscutibili, ricca di talenti che sanno giocare a calcio e anche molto bene.

E dunque si alternano prestazioni convincenti a prestazioni di black-out totale. Si passa dall'esaltazione alla depressione, dai 4-0 (rifilati ad Atalanta, Roma, Crotone, Cagliari) alle sconfitte per 1-0 e 2-0 senza fare un solo gol (AZ Alkmaar, Sassuolo, Inter, Lazio).

Crocifiggere Gattuso però risulta - specialmente leggendo il tabellino di Napoli-Spezia - facile sì, ma non così obiettivo. Gli azzurri hanno tirato dieci volte nel primo tempo ma sono ritornati negli spogliatoi a secco. Nel secondo tempo i tiri sono addirittura raddoppiati: ben 19 tiri. Per un totale di 29 tiri in 90 minuti e un solo gol. La colpa è davvero di Gennaro Gattuso? 

"Mettetevi l'anima in pace"

Piuttosto si dica la verità fino in fondo. Quella più cruda, più amara, più scomoda. Quella che non si dice mai: il Napoli non è una big. Lì dove per big si intendono propriamente Juventus, Inter e Milan. Le uniche che hanno le stelle sul petto. Quelle che hanno scritto la storia del calcio italiano. Quelle che sono attrezzate (economicamente, fisicamente e mentalmente) nonché abituate a vincere.

L'errore è di chi accosta ogni singolo anno, come i peggiori tormentoni estivi, il Napoli alla parola "Scudetto". Lo Scudetto è un sogno: "immaginazione vana, fantastica, di cose irrealizzabili" - così come informa la Treccani e così come dovrebbe essere per i napoletani dal momento che la storia calcistica recita: Scudetto 86-87, Scudetto 89-90. Entrambi vinti con un certo Diego Armando Maradona, dopodiché tutto tristemente tace.

E allora tirando le somme: il Napoli è un'ottima squadra, può e deve migliorare su alcuni aspetti, può e deve dire la propria in Campionato (lottando per il quarto posto), in Europa League (cercando di fare il massimo) e nelle coppe italiane come fa da anni ma per il resto... che ci si metta l'anima in pace e che non si abbiano troppi grilli per la testa: nel bene e nel male, il Napoli resta il Napoli.

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