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Fiorentina, Commisso: “Esigiamo rispetto, forse dovevo scoppiare prima”

Commisso (Getty Images)

Rocco Commisso, presidente della Fiorentina, ha sollevato un polverone al termine del match perso dalla sua squadra contro la Juventus. Il patron viola ha espresso il proprio disappunto per l’arbitraggio di Pasqua. Di seguito le sue parole....

Armando Inneguale

Rocco Commisso, presidente della Fiorentina, ha sollevato un polverone al termine del match perso dalla sua squadra contro la Juventus. Il patron viola ha espresso il proprio disappunto per l'arbitraggio di Pasqua. Di seguito le sue parole.

"Sono disgustato. Io credo che una squadra che ha 350 milioni di ingaggi non ha bisogno degli arbitri, la Juve è fortissima, lasciate che la partita la vinca sul campo, non per i regali che concedono gli arbitri. Non è giusto per il calcio italiano, queste gare vanno in tutto il mondo, quando vedono queste porcherie cosa pensano? Sono disgustato. Le gare in Italia sono decise dagli arbitri, non si può andare avanti così. Con il Genoa non ci hanno dato rigore, con l’Inter non ci hanno dato rigore, oggi ci hanno dato due rigori contro, forse il primo ci stava ma il secondo sicuramente no. Quando i rigori ci sono non vanno al Var qui il rigore non c’era e sono andati al Var e la decisione è stata quella che è stata".

COMMISSO A COLLOQUIO CON GRAVINA

Il presidente della Fiorentina, a margine della premiazione della Panchina d'Oro, ha incontrato Gravina. Il massimo esponente della FIGC, infatti, ha ricevuto il patron viola per discutere di quanto accaduto. Al termine dell'incontro, Commisso, ha rilasciato alcune dichiarazioni alla stampa presente.

"Ci sono stati episodi contro Genoa, Napoli e Inter, poi contro la Juventus dove sono un po’ scoppiato: forse dovevo scoppiare prima".

Su Gravina: "È stato carino con noi, mentre con Nicchi non ho parlato. Io voglio bene al calcio italiano, ma la Fiorentina deve essere rispettata. Non voglio favori da nessuno, ma credo che la città meriti rispetto da parte di tutti. Non più di tutti, ma uguale a tutti".