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Allegri sbaglia la strategia contro il Napoli: l’analisi tattica

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L'analisi tattica di Napoli-Juve

Domenico D'Ausilio

Il Napoli demolisce 5 a 1 la Juve al Maradona in una partita che fissa definitivamente la cifra tecnica della squadra di Spalletti. Dopo questa vittoria, pur non essendo stata la miglior partita dell’anno, per lo scarto, l’avversario e il valore simbolico di cui si addice, si è attestato nel vocabolario calcistico l’espressione “il Napoli di Spalletti”.

Napoli-Juve, l'analisi tattica

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1-4-3-3 azzurro con Zielinski e Anguissa ai lati di Lobotka e il tridente confermato di Genova; per la Juventus è 1-3-5-1-1 con Chiesa e Kostic quinti. Tale scelta avrebbe testimoniato un’inedita volontà di Allegri di giocarsela diversamente dal solito, “a viso aperto”, tuttavia sono bastati pochi minuti per ridimensionare la Vecchia Signora e rintanarla col classico blocco basso a cui siamo abituata a vedere le formazioni che affrontano il Napoli.

La strategia di Allegri è finita per auto-ingannarsi. Ad esempio, per caratteristiche sia Kostic che Chiesa sono calciatori poco inclini a scivolare nella propria linea difensiva agendo posizionalmente e quando hanno tentato di pressare in avanti sui terzini del Napoli, lo facevano in una porzione di campo in cui sia Di Lorenzo che Mario Rui avevano libertà di associarsi dentro al campo e trovare “il terzo uomo” (la mezzala o l’esterno oltre la linea di pressione) dopo una semplice triangolazione. Di concerto, la pigrizia di Di Maria nello schermare Lobotka ha permesso allo slovacco di lucidare il palleggio della squadra e regolare il ritmo della gara.

Le storture tattiche della Juventus hanno fatto dimenticare le domande della vigilia sulla condizione e brillantezza fisica del Napoli poiché il pallone semplicemente è stato di proprietà della formazione azzurra. Di fatto, è stato possibile consegnarsi a fasi di possesso difensive, cercando di manipolare al meglio le pressioni individuali, al dire il vero pessime dei vari Rabiot e soprattutto Locatelli, avversarie.

Come una fisarmonica, il Napoli orchestrava da un lato all’altro cercando il motivo giusto per attaccare e quando lo ha fatto è sempre stato pericoloso, portando tanti uomini nella zona di rifinitura. Monumentale la prova di Di Lorenzo che ha svolto tutte le funzioni e ruoli della catena di destra, addirittura trequartista sul gol di Elmas.

In questo risultato c’è in ogni sua parte tutta l’idea calcio di Spalletti. Abbiamo sul secondo gol di Osimhen la ri-aggressione di Mario Rui che sporca un passaggio di Bremer e finisce tra i piedi di Kvara. Sul primo gol, invece, la giocata codificata di Politano per il 9 in un 1v1 con Bremer che porta poi al piattone del georgiano. C’è la cura maniacale dei calci piazzati. C’è soprattutto quella voglia di dominare la partita, di mangiarla e di divertirsi. Un compendio del Napoli. C’è tutto Spalletti. E c’è ancora un percorso da fare per raggiungere quel traguardo chiamato Scudetto.

Mister Bruno Conte

U15 Turris

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