Sul cambio modulo contro la Fiorentina
—"All’indisponibilità di Anguissa si può sopperire com’è accaduto in principio, nella sconfitta con i viola al Maradona che ha aperto la crisi: quando il camerunense si è fermato, complice anche un parziale sfavorevole, l’allenatore ha mandato in campo al suo posto Raspadori, passando ad un 4-2-3-1 decisamente più definito. Una combinazione spregiudicata, con quattro attaccanti e una mezzala di fantasia come Zielinski proposta in mediana, accanto a Lobotka che di certo non può garantire né la fisicità né la progressione dell’ex Marsiglia e Fulham. A guidare il reparto avanzato ci sarebbe quindi Simeone, che per caratteristiche è più vicino all’interpretazione canonica del centravanti".
Sulle possibili scelte per Verona
—"L’alternativa è non distaccarsi dal modulo che finora è stata la certezza inossidabile del Napoli, quel 4-3-3 che De Laurentiis ha utilizzato persino come uno dei criteri fondamentali per ricercare il successore di Spalletti (ma non per l’eventuale rimpiazzo di Garcia). Una disposizione che senz’altro assicura maggiore equilibrio ed è anche più collaudata. In questo caso, l’avvio di stagione ha fatto intendere che Cajuste sia il sostituto designato di Anguissa nelle gerarchie del tecnico francese. L’ha lanciato con coraggio – forse troppo – da titolare alla prima giornata a Frosinone, dove si rivelò un mezzo disastro. Da quel momento soltanto scampoli di partita. Destino analogo anche per l’altro giocatore che contende allo svedese un posto nell’undici titolare a Verona. Elmas ha un minutaggio analogo e, così come Cajuste, ha avuto una sola chance da titolare, a Genova, e allo stesso modo è stato tolto all’intervallo".
Sull'attacco
—"In questa situazione, mantenendo un tridente puro, ci sarebbe spazio soltanto per uno tra Simeone e Raspadori, considerando che Politano e Kvaratskhelia restano le principali soluzioni sugli esterni. L’argentino vanta una considerazione maggiore, anche perché è un calciatore dai contorni più definiti: è una punta centrale e non potrebbe essere nient’altro che questo. Raspadori reclama ancora quella chance nel ruolo che ritiene più suo, l’impressione tuttavia è che l’attesa sia destinata a prolungarsi. Non solo Garcia non può permettersi esperimenti particolari, ma ha anche bisogno di certezze, che non sente in questi talenti ibridi e che non tutti riescono a decifrare con la stessa velocità. E non gliene si può fare la colpa principale".
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