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Poli (CIES): “Il fallimento della Nazionale? Basta guardare i dati”

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Le parole del direttore del CIES Raffaele Poli a Il Mattino

Giovanni Pietropaolo

Il direttore del CIES Raffaele Poli ha rilasciato delle dichiarazioni a Il Mattino sulla mancata qualificazione dell'Italia al Mondiale. Non è una scoperta che i calciatori italiani convocati peccano di esperienza internazionale. Se poi ci aggiungi lo scarso impiego dei giovani italiani, la situazione è allo scatafascio. Ciò che desta maggiore preoccupazione però è che la strada per il cambiamento è ancora lontana, se non impercettibile.

Poli (CIES): "Il flop della Nazionale non mi sorprende"

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Di seguito le dichiarazioni del direttore del CIES Raffaele Poli a Il Mattino:

"Il problema del calcio italiano è il ridotto bacino di giocatori realmente di livello internazionale. Abbiamo recentemente pubblicato uno studio sull'impiego dei calciatori stranieri in serie A: Empoli, Genoa, Sampdoria e Cagliari sono le squadre che ne utilizzano meno e non hanno rappresentanti in Nazionale, tranne Joao Pedro. Sono club, peraltro, che non partecipano a competizioni internazionali".

Sul poco impiego degli italiani in Serie A

"C'è uno scarso utilizzo dei giovani perché c'è una scarsa propensione delle società italiane ad investire, escluse alcune eccezioni. Il discorso in altri Paesi è profondamente e strutturalmente diverso. Federazioni e club di Spagna, Francia e Inghilterra, in particolare, attribuiscono importanza allo sviluppo delle attività giovanili". Gli esempi virtuosi ci sono, ma pochi: penso ad Atalanta ed Empoli, società che da sempre hanno la cultura del vivaio e della valorizzazione dei giocatori per la prima squadra".

Sulla Nazionale

"Evidentemente l'Italia vuole affidarsi al destino: a volte può andare bene, altre no, com'è accaduto in occasione dello spareggio mondiale con la Macedonia".

Sul cambiamento del sistema italiano

"Emergono litigi perfino all'interno della stessa Lega e così si fatica ad attuare le iniziative. È vero che anche altrove - penso alla Federazione inglese e alla Premier - vi sono conflitti, ma esiste una maggiore capacità a sedersi a un tavolo per progetti di comune interesse. Il mio dubbio è se c'è la volontà di cambiare".