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La bellezza del gioco europeo del Napoli commuove ed incanta

napoli ajax
Incantare, ammaliare, riscattare, conquistare: è questo che fa il Napoli contro l'Ajax

Emanuela Castelli

Non ce n'è per nessuno, quando scende in campo il Napoli

Il Napoli di Spalletti sa essere magico e spietato, ammaliatore e fantasioso. In una parola: europeo. Gli azzurri entrano nel mito

La bellezza del gioco europeo del Napoli commuove ed incanta- immagine 2

Bellissimo editoriale, a firma Alessandro Barbano, sulle colonne dell'edizione odierna del Corriere dello Sport. Perché è vero, il Napoli che  si qualifica con due giornate di anticipo agli ottavi di Champions League - dato storico, perché mai accaduto prima a queste latitudini - lo immette direttamente nel mito. E perché sì, lo spettacolo tutto europeo a cui stiamo assistendo è da stropicciarsi gli occhi per l'incredulità, è da mozzare il fiato, e fa commuovere: "Vedi il Napoli e poi piangi. Piangi per la sua prevaricante bellezza, per quel sentimento collettivo di riscatto che cova e cresce dentro le magie di Kvara, le pennellate di Zielinski, la spietatezza di Raspadori, la fantasia di Lozano. Quando il calcio arriva così in alto, l’agonismo smette di essere virtù dei corpi e diventa energia spirituale. Che dal campo si spande per ogni dove. La città che vive nella inguaribile nostalgia del suo idolo ritrova il presente perduto trent’anni fa: Maradona è MaraNapoli, una squadra intera identificata nel mito. Le imprese fin qui compiute da questo gruppo sono già un prodigio della qualità. Perché è vero, il Napoli guida la classifica in campionato e in Coppa, vince da nove partite consecutive, ha fatto una caterva di gol, trentanove. Ma più di tutto ha l’umiltà degli angeli. È un angelo il georgiano, che dopo essere sfuggito almeno quindici volte alla marcatura avversaria, torna puntualmente nella sua area a coprire su Bassey. Sono due angeli custodi Lobotka e Anguissa, la cui segreta alleanza disegna a centrocampo un labirinto in cui non c’è Teseo che possa trovare via d’uscita. Ma sono angeli anche l’ispirato Zielinski, finalmente padrone dell’invenzione, il desiderante Lozano, l’oculato Di Lorenzo, il coraggioso Olivera, il timido ma agile Meret, e poi ancora il pugnace Kim e perfino il diligente Juan Jesus, punito senza colpa con un rigore improbabile".