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Marino: “Spalletti e Di Natale dissero no. Rimpianti al Napoli? Lewandowski e Modric”

De Laurentiis marino napoli
Il direttore dell'area tecnica dell'Udinese, ha parlato al Corriere dello Sport soffermandosi su alcuni retroscena dell'era De Laurentiis
Domenico D'Ausilio
Domenico D'Ausilio Vice caporedattore 

Pierpaolo Marino, direttore dell'area tecnica dell'Udinese, ha rilasciato un'intervista ai microfoni del Corriere dello Sport soffermandosi su alcuni retroscena agli albori del Napoli di De Laurentiis, quando ricopriva il ruolo di direttore generale.

Marino sugli albori del Napoli di De Laurentiis

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"Dopo lo scudetto dell’87, quando andai via, ripromisi a me stesso che sarei tornato. Mi affascinava l’idea della ricostruzione totale. Lasciavo un club perfetto come l’Udinese e ripartivo da zero. Non avevamo nulla, neanche una scrivania o una sedia. Zero. Mi appoggiavo nella stanza del direttore del Vesuvio, poi andai cinque giorni a Milano e tesserai ventisei calciatori, ciò che rimaneva sul mercato ormai chiuso. Ritiro a Paestum? Telefonai al proprietario dell’Ariston, perché ricordavo che avevano anche il campo per l’allenamento. Restammo lì per tre settimane o quattro. Primo acquisto, El Pampa Sosa. Lo chiamai, dopo l’ok di Pozzo. Stava per andare in Spagna e ripartì con me dalla serie C. Una pietra miliare. Poi l’accordo con Montervino e Montesanto, ancora liberi. Sul primo, che sarebbe diventato capitano, chiesi informazioni tecniche a Spalletti, che lo aveva avuto ad Ancona. Vai, fidati".

Sui colpi più belli e quelli mancati

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"Il colpo più bello? Lavezzi, perché sofferto. Strappato ad una concorrenza larga, con circa sei milioni di euro. E Hamsik, preso a cinque e mezzo con un blitz. Quello mancato? Di Natale mi disse di no, nel 2009. Mi sarebbero piaciuti lui e Quagliarella assieme: uno lo avremmo pagato 15, l’altro ci costò 17. Il Napoli ha sempre investito ma è sempre stata una società sostenibile. In C avevamo un fatturato di 15 milioni, quando andai via eravamo arrivati a 140 e un monte-ingaggi da 38. De Laurentiis va preso a modello, ha dimostrato come si fa impresa al Sud: la sua è stata un’opera di ingegneria finanziaria, un insegnamento. E io sono felice di averci messo qualcosa di mio. Il rimpianto? Non eravamo ancora in Serie A, si scrivevano sulla città cose indecenti e ovviamente false, perdemmo qualche occasione. Ma avevamo visto giusto: Modric, Lewandowski e Huntelaar. Non so se mi spiego. Non male, eh?. Ritroverà Spalletti, domani. Che volli a Udine e che qui riportai sempre io dopo che era andato via. Bravissimo al punto che nell’estate del 2009 lo contattati perché mi sarebbe piaciuto vederlo sulla panchina del Napoli. De Laurentiis mi disse: vai, fai tu. Ma Luciano penso avesse già dato una parola allo Zenit".