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rassegna

Lozano: “Giochiamo per lo scudetto, siamo i più forti. Ho temuto di perdere l’occhio”

Domenico D'Ausilio

Hirving Lozano, attaccante del Napoli, ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera, soffermandosi sulla stagione degli azzurri

Hirving Lozano, attaccante del Napoli, ha rilasciato un'intervista ai microfoni del Corriere della Sera, soffermandosi sulla stagione degli azzurri.

Lozano sulla stagione del Napoli

Lozano, dove arriva quest’anno il Napoli?

"Primo. Giochiamo per lo scudetto, non a nascondino. Il campionato è ancora lungo. Ma siamo forti e dobbiamo guardare più in alto possibile, anche se Inter e Milan che vanno veloci".

L’Inter è più avanti di tutte.

"Noi possiamo reggere il confronto, anzi siamo più forti".

Sotto quale aspetto?

"Giocatore per giocatore, uomo per uomo: qui il valore è più alto".

Avete perso tanti punti per strada, però.

"Gli infortuni ci hanno penalizzato. Il Covid, e io so bene cosa significa, ci ha messi al tappeto. Ma siamo ripartiti e possiamo infastidire tutti. Questo virus ha condizionato il mondo. E anche il calcio ha pagato un prezzo alto, per un atleta la ripresa è difficile".

Da tre anni a Napoli, mai titolare inamovibile: tra Ancelotti, Gattuso e Spalletti chi le

ha dato più fiducia?

"Se consideriamo il numero di partite giocate, siamo più o meno lì. Ancelotti mi ha accolto, con Gattuso all’inizio è stato difficile, poi ci siamo capiti, è andata meglio. Spalletti è il motivatore, l’allenatore di grande esperienza che non soltanto ti dice che bisogna lavorare, ma è il primo a farlo. Mi rimprovera, ma capisco che vuole spronarmi. So anche io che posso dare di più, devo farlo per me stesso e per questa maglia che indosso. “Fai il diablo”, mi dice. Devo aggredire l’avversario".

Qualcuno l’ha designata come l’erede di Insigne.

"Insigne ha fatto qui la sua storia, a me manca ancora tempo per fare la mia di storia. Vorrei giocare sempre, questo sì. Ma decide l’allenatore e so che dipende soprattutto da me".

In estate il primo brutto colpo: l’infortunio all’occhio nella Gold Cup in Messico.

"Momenti di terrore, il dolore era fortissimo. Ho temuto di perdere l’occhio. E non volevo rassegnarmi all’idea che non avrei più potuto giocare a calcio. I medici sono stati tempestivi e rassicuranti, poi mi hanno rivelato che il mio occhio era stato a rischio. Una paura che mi sono portato dentro per tanto tempo: la ferita bruciava e ad ogni contrasto temevo il peggio"