Possibili conseguenze
—La Juve è sotto inchiesta per il Fair play dal 1° dicembre, per verificare se abbia violato le regole e l’accordo raggiunto con Nyon a settembre. Il patteggiamento sugli stipendi non incide sulle indagini Uefa, anche se patteggiare è un po’ ammettere. Le indagini Uefa sono indipendenti. Il vero effetto concreto è che adesso Nyon non può permettersi tempi lunghi: a fine agosto si giocano i playoff di Conference e ci sono i sorteggi delle coppe. Quindi è necessaria una decisione, per capire se sarà iscritta la Juve o subentrerà l’ottava della Serie A. L’organo di controllo dovrebbe dare una sentenza entro metà giugno. La procedura è la solita: seguiranno appello e, in terzo grado, il Tas con corsia privilegiata per una risposta veloce. Il -10 della prima sentenza e il patteggiamento significano che qualche violazione c’è stata. La sanzione dipende da due fattori: l’entità dello sforamento e il dolo eventuale. Perché la Juve ha raggiunto un accordo — un patteggiamento — con l’Uefa per pagare solo 3,5 milioni invece di 23 (come per il Psg). Il “settlement” aiuta le squadre virtuose ma diventa un incubo per chi non raggiunge gli obiettivi o ha dato informazioni fraudolente senza le quali non avrebbero avuto condizioni così favorevoli. Non è finita: anche l’antisportività può essere un’altra causa di stop.
E la Superlega...
—Al discorso giuridico in senso stretto va aggiunta la questione politica della Superlega. A giugno niente sentenza della Corte Ue. Se i giudici non ce la fanno per luglio, se ne parla da fine agosto in poi. Se la Corte confermasse il parere dell’Avvocato generale Rantos, tutti potrebbero organizzarsi una Superlega incompatibile però con la Champions. Non sarebbe quindi l’Uefa a cacciare Juve, Real e Barça dalle coppe, ma l’Ue. Sarebbe un giorno triste per il calcio. La strada più semplice per la Juve è rinnegare la Superlega. Non è che l’Uefa aumenterà le sanzioni perché la Juve è una ribelle. Ma si può presumere che aiuterà in tutti i modi possibili un club “figliol prodigo”. Tocca ora ai bianconeri scegliere la strategia. Al momento prevale la strada dell’intransigenza, nella presumibile speranza che i giudici Ue stravolgano il parere dell’Avvocato generale. Se però non succede, si fa dura.
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