La situazione che stiamo vivendo è paradossale. Siamo chiusi nelle nostre 4 pareti, costretti a dare un'occhiata all'interno di noi stessi perché guardare fuori è sbagliato, è impedito, è contro gli altri. Veniamo portati a ricordare, a rimuginare, a fingere di non pensare. C'è chi si trattiene, c'è chi lotta e c'è chi ha slancio civico feroce, chi vince la sua partita contro il virus ogni giorno perché mette davanti il bene comune a quello personale. Intanto, però, l'emergenza sta colpendo ogni lato della nostra normalità, ogni piccola briciola di abitudine che avevamo costruito. E questo può voler dire due cose: la prima, la comprensione che forse, tutti, siamo troppo dipendenti da un mondo senza limiti. La seconda, il fatto che siamo tutti uguali, davanti a certi aspetti. E forse questo è proprio ciò che facciamo fatica ad accettare. L'emergenza sta colpendo anche il calcio, e in particolare EURO2020: molto probabilmente sarà rinviato. Anche non potendo ipotizzare l'evoluzione che il virus avrà nel corso dei prossimi mesi, gli organi federali sono tesi verso un rinvio al 2021, che verrà annunciato ufficialmente nei giorni prossimi.
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Euro 2020 – Si va verso il rinvio al 2021, sarebbe la prima volta: il dato
Molto probabilmente, per consentire il completamento dei Campionati Nazionali, Euro 2020 verrà posticipato. Sarebbe una scelta forte, ma giusta.
Il rinvio di Euro2020 è legato a quello dei principali campionati europei. La Serie A e la Liga sono già ferme, la Premier per ora gioca a porte chiuse. L'UEFA annega nei suoi stessi calendari (sarà forse il momento di rivederli?): sarebbe difficile collocare un campionato (itinerante quest'anno, tra le altre cose) così importante a metà giugno quando non si sa neanche quando finiranno i campionati nazionali. Questo virus e la nostra impreparazione nel contenerlo, mette in discussione molte delle nostre certezze. E questa sarebbe ufficialmente la prima volta che un campionato sovranazionale si giochi un anno dopo quello concordato.
La storia
I campionati Europei di Calcio vedono la luce nel 1960, con un numero di partecipanti molto ristretto. Si giocò in Francia, e vide contrapporsi i francesi stessi, la Cecoslovacchia, l'URSS e la Jugoslavia. Furono proprio eventi politici a cambiare il corso di quelli sportivi. Con la dissoluzione dell'Unione Sovietica e in seguito della Cecoslovacchia, il numero di partecipanti aumentò sensibilmente, e maggiore fu anche l'adesione all'UEFA come paese membro. Nel 1980 il numero fu aumentato a otto squadre, e tale rimase fino al 1992. Sedici partecipanti nel 1996, e così fino al 2012. Solo dal 2016 abbiamo la formula attuale, che consta di 24 squadre nazionali. Mai, prima di quest'anno, era successo che un campionato Europeo venisse rinviato, per una qualsiasi ragione, sportiva e non.
Perché è giusto così
Molti, ancora troppi, colpevolizzano il mondo del calcio per essersi fermato. Come se i 22 in campo fossero inumani, come se fossero nati per essere macchine da conforto per chi sta male e come se non avessero una vita propria, delle famiglie. Peggio, come se i loro tanti soldi autorizzassero i rischi. Un discorso triste e insensato, di un'umanità abbrutita che non sa darsi peso, in un'età in cui tutto si fa di fretta e tutto si fa per sé. La UEFA, se posticipasse Euro2020, farebbe la cosa giusta. L'anno prossimo, nel 2021, tutto sarebbe più semplice: si riprenderebbe una certa curva di normalità, i campionati finirebbero in un tempo utile per poter organizzare le nazionali. Anche i calciatori rischiano, anche i calciatori sono uomini e anzi, questa decisione, anche se presa e ufficializzata un solo secondo dopo che questo articolo venga pubblicato in pagina, sarebbe una decisione presa con largo ritardo. Ed è giusto che la si ricordi come tale. Perché subito il pensiero sarebbe dovuto andare all'altro uomo, poi all'interesse. E invece, di nuovo e ancora, si è fatto il contrario.
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