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De Laurentiis-Spalletti, la festa evidenzia la sottile distanza tra i due: l’analisi

rinnovo spalletti
Il patron del Napoli ed il suo allenatore: i protagonisti assoluti della stagione azzurra hanno mostrato ieri le loro diversità
Emanuela Castelli
Emanuela Castelli Giornalista 

De Laurentiis e Spalletti, due uomini che hanno costruito il successo di un Napoli in cui davvero in pochi credevano la scorsa estate. Uomini diversi, con una cultura ed un carattere quasi opposti: l'uno - il patron - avvezzo allo spettacolo, ai colpi di teatro; l'altro - il tecnico - riservato, discreto, incline alla solitudine. L'allenatore dopo il giro di campo è corso negli spogliatoi, a godersi la gioia da solo, nel ventre del Maradona fu San Paolo. L'altro è rientrato in tribuna, dai suoi amici e parenti, dai suoi numerosi ospiti per festeggiare un traguardo storico, per il quale ha speso 19 anni di lavoro.

De Laurentiis-Spalletti, quella distanza che non è passata inosservata

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Ne parla oggi il Corriere della Sera, ecco quanto evidenziato dalla nostra redazione: "Vive le emozioni in maniera intima, l’allenatore. Quando la partita finisce, dopo mezzo giro di campo con i calciatori sceglie di rientrare nello spogliatoio: uno sguardo agli spalti, gli applausi e poi dritto nel tunnel. De Laurentiis non lascia la tribuna e festeggia con i suoi ospiti. C’è sempre una sottile distanza tra i due, nei fatti, nelle parole e anche negli sguardi (...) De Laurentiis, felice oltre l’inverosimile, raccoglie i complimenti e distribuisce strette di mano. «Questo è uno scudetto che va dedicato ai tifosi», dice alla fine sul palco della festa. E mette in atto la strategia sul futuro. Davanti a sessantamila spettatori invita il direttore sportivo Giuntoli. «Cristiano — gli dice — dobbiamo metterci al lavoro, il ciclo continua». Il d.s., prossimo all’addio, non raccoglie. Si rivolge al pubblico, la sensazione è quella dei saluti finali: «Grazie al Napoli, all’a.d. Chiavelli che otto anni fa mi hanno dato questa possibilità. Non preoccupatevi, il Napoli finché c’è Aurelio resterà grande»