Andrea Agnelli, presidente della Juventus, ha rilasciato un'intervista ai microfoni del Corriere dello Sport, soffermandosi sul progetto Superlega, poi sospeso.
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Agnelli prima della sospensione della Superlga: “Non è un progetto elitario che snatura il calcio”
Andrea Agnelli, presidente della Juventus, ha rilasciato un’intervista ai microfoni del Corriere dello Sport, soffermandosi sul progetto Superlega, poi sospeso. Agnelli sul progetto Superlega Al cuore delle obiezioni mosse, c’è un...
Agnelli sul progetto Superlega
Al cuore delle obiezioni mosse, c’è un concetto molto chiaro: il vostro un progetto elitario che snatura il calcio, trasformandolo da sport popolare in club dei ricchi. Cosa risponde?
"Che non è assolutamente così. La nostra volontà è creare una competizione che possa portare benefici all’intera piramide del calcio, aumentando sostanzialmente quella che è la solidarietà distribuita agli altri club. Una competizione, lo sottolineo, che rimane aperta e prevede cinque posti a disposizione degli altri club".
Lei ha spesso ripetuto che non era la Superlega a farle cambiare idea sui fondi. Conferma?
"Se i fondi ripresentassero le condizioni che offrirono il 3 di febbraio, vado a memoria, anche oggi non ne favorirei l’ingresso. Ho fornito ampie spiegazioni anche in Lega, non ricordo se nell’assemblea del 3 o del 10 febbraio, poco importa la data. Ho detto che temevo una flessione dei valori della serie A. Alla luce dell’esito dei bandi per i diritti non è andata così, pertanto la medesima operazione avrebbe dovuto prevedere numeri superiori a quelli presentati".
Lei cosa teme?
"Io temo molto il populismo, la demagogia e che qualcuno non prenda atto dello stato di monopolio nel quale ci muoviamo. Minacce, questa la risposta che abbiamo ottenuto. Impedire a un lavoratore di svolgere il proprio lavoro è gravissimo. Ad ogni modo, non siamo assolutamente preoccupati. Il nostro è un approccio a una nuova libertà. Nuova libertà che è garantita dai trattati dell’Unione europea. Vogliamo uscire da questa situazione di monopolio nella quale i nostri regolatori sono anche i principali competitor".
Alla Juve hanno sempre rimproverato di non aver mai voluto essere la guida morale della Lega. Quando lei è sceso in campo l’ha fatto per rompere e uscirne. Perché ne vuole fare ancora parte?
"Perché la tradizione del calcio risiede nei campionati domestici. Il primo tifoso lo troviamo all’interno dei tornei nazionali. E per noi i tifosi sono importanti e devono avere la possibilità di venire ogni giorno, ogni settimana allo stadio".
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