Si è perso il calcio per strada.
"Si è perso quello che avevamo noi: oggi fanno tre allenamenti a settimana, sei ore di lavoro di cui meno della metà con il pallone tra i piedi. Io, e altri come me, sei ore le facevamo ogni giorno in cortile. E sempre con il pallone attaccato ai piedi".
Sull'investimento dei giovani.
"La qualità in chi è chiamato ad allenare deve essere sentita come una condizione a cui non si può più rinunciare: i nostri club lo stanno capendo, molti lo hanno già capito, in tanti si stanno adeguando con l’inserimento di figure specializzate sul tema. Un inizio molto promettente se è vero che quarantadue società su 57 hanno aumentato, sensibilmente, lo spazio per i ragazzi cresciuti con loro".
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