Santacroce: “Napoli è casa! Paz? Meglio i Fab Four. Anguissa discontinuo. Su Spalletti…”

Whellington Fabiano Santacroce, fu difensore centrale, nonché doppio ex di Como e Napoli (con gli scarpini al piede), si è concesso in esclusiva per un'intervista ai taccuini di CalcioNapoli1926.it alla vigilia della sfida di campionato (in programma sabato 1° novembre 2025, alle 18:00, e valevole per la 10ª giornata di Serie A) tra la compagine lariana e quella partenopea. Diverse le tematiche trattate (oltre a quelle legate al match del Maradona): dal rendimento incostante di André-Frank Zambo Anguissa alla firma di Luciano Spalletti con la Juventus. Rete inviolata e gol frutto di una buona dose di cinismo: contro il Lecce, siamo tornati ad ammirare il vero Napoli targato "Antonio Conte"? "Sì. Siamo tornati soprattutto ad ammirare una squadra compatta. L'anno scorso è stato un anno in cui si è vinto grazie all'affiatamento e alla compattezza del gruppo e nelle ultime due partite i giocatori ne hanno ridato prova". Domanda secca: André-Frank Zambo Anguissa è l'elemento insostituibile dell'undici titolare dei campioni d'Italia? Se la risposta è no, chi merita tale riconoscimento? "Secondo me, l'insostituibile rimane Lobotka. È chiaro che Anguissa, quando sta bene, ha una resa alta e un grande impatto sulla partita. Ahimè, non riesce ad avere lo stesso rendimento per 90': quando si accende fa male, ma quando si spegnere, fa male alla propria squadra. Lo abbiamo visto anche in Europa contro il PSV Eindhoven: quando gioca sottotono, il Napoli soffre parecchio". I tre punti conquistati al Via del Mare portano anche la firma di Vanja Milinkovic-Savic: a prescindere dall'infortunio patito da Meret, il gigante serbo è un upgrade tra i pali per mister Conte rispetto ad Alex? "Lo è per quanto riguarda lo stile di gioco: il lancio lungo che ha è impressionante non solo per un portiere, ma per qualsiasi tipo di calciatore. Avere un profilo del genere in porta è sicuramente importante, dà qualcosa in più alla squadra. Tra i pali, come pulizia di parata, probabilmente Meret è migliore. Ho sentito tanti pareri pronunciati da preparatori dei portieri e tutti esaltano la tecnica di Alex. Tuttavia, è ovvio che fare il portiere significa avere tipi di abilità e, in questo caso, si stanno sfruttando quelle di Milinkovic che tanto stanno facendo bene al Napoli". Complice il grave infortunio di De Bruyne, il Napoli ha abbandonato il 4-1-4-1 per riabbracciare il 4-3-3: è questa, secondo te, la veste che si addice meglio alle caratteristiche dei partenopei? "È un po' strano oramai parlare di schemi e di formazioni. Molto spesso il Napoli difende schierandosi a mo' di 4-5-1, a volte attacca in un'altra maniera... Durante una partita, si vedono tante formazioni diverse. È un po' riduttivo parlare di 4-3-3 quando quello del Napoli, in fase difensiva diventa, un 4-5-1 con gli esterni alti che rientrano. Non rimarrei troppo legato alla formazione di partenza". Esclusa la stella di "Nico" Paz, cosa deve temere maggiormente il Napoli alla vigilia dello scontro con il Como? In che modo Fabregas può mettere in difficoltà Conte? "Fabregas è molto intelligente. Il Como gioca un buon calcio, che sa attuare buone ripartenze, abile in costruzione... è sicuramente una squadra temibile. Inoltre, ha giocatori che possono fare la differenza come 'Nico' Paz, calciatore capace di spazzar via qualunque tipo di pretattica: riesce a saltare l'uomo con facilità, a mettere in porta i propri compagni, a fare gol ottimi... È un profilo che va tenuto sott'occhio". Alla luce degli ingenti complimenti rivolti a Fabregas, credi che Cesc sarebbe eventualmente un ottimo erede di Conte a Napoli? Lo spagnolo è pronto a compiere il grande passo? "A mio avviso, ha già compiuto il grande passo: allena la società più solida d'Italia. Il Como ha un presidente con finanze importanti, che compra calciatori non guardando soltanto il nome o il prezzo del cartellino, ma in maniera intelligente. Mi ricorda un po' il mio Napoli, quello dei primi anni in Serie A, cresciuto di stagione in stagione e arrivato a essere ciò che è oggi. Pertanto, Fabregas già si trova in una potenziale 'big'. Non credo possa essere l'erede di Conte: hanno un modo di vivere il campo e di far giocare le proprie squadre completamente differente. Conte ha un metodo tutto suo, che si basa sulle capacità fisiche dei calciatori e sulla creazione di un gruppo solido, mentre Fabregas è sempre alla ricerca della novità; è un tecnico che ha tempo per diventare grande, non va paragonato con chi allena a certi livelli da anni". Fissiamo nuovamente i riflettori su "Nico" Paz; mettiamo caso De Bruyne non sia infortunato: il numero ‘10’ del Como avrebbe la possibilità, nel presente, di rubare il posto da titolare a uno dei "Fab Four" del centrocampo azzurro? ""Bella domanda (ride, ndr)! 'Nico' Paz è un calciatore strepitoso, ma io reputo il centrocampo del Napoli, al completo, il più forte di tutta la Serie A. Quel quartetto ha una qualità immensa! Se prendiamo i nomi singolarmente, Lobotka, Anguissa, McTominay e De Bruyne sono tra i migliori in Italia; il Napoli non ha nulla da inviare a nessuno". Impossibile rimanere indifferenti dinanzi all'argomento topico di questo weekend: qual è la tua opinione in merito alla firma di Luciano Spalletti con la Juventus? "Ha fatto bene. La professione dell'allenatore è fatta di scelte, di opportunità, di momenti... Ciò non cancella l'amore che prova per Napoli. Luciano è un professionista, come anche Conte, e tutti i professionisti che si legano a un club sanno di potersi legare in futuro ad altre squadre. Se arrivano a quei livelli, vuol dire che danno il massimo a prescindere dalla società che allenano. Io posso soltanto augurargli in bocca al lupo: è un allenatore che merita tanto, che ha dato tanto a Napoli. Spero non gli si rompano le scatole perché su quel braccio ha compiuto un gesto molto importante e non merita commenti negativi se, per circostanze di carriera, è dovuto andare ad allenare una rivale. Rimane sempre Spalletti, quello che ci ha fatto vincere il campionato più bello e inaspettato". Mi colpisce come parli di Napoli e del Napoli utilizzando il "noi"... "Tu pensa che due giorni dopo aver firmato con il club, parlo con Hamsik e dico: 'Io non me ne vado più da qui'. Infatti ancora oggi, a carriera conclusa, abito al Vomero. All'inizio, quando il mio procuratore mi disse che avevo firmato con il Napoli, ero pieno di pregiudizi; poi ho vissuta la città e adesso la sento come casa. Napoli ha tanti difetti, ma quelli positivi li surclassano. Sono il primo difensore di questa città". In chiusura, una domanda a sfondo personale: nei tre anni e mezzo trascorsi all’ombra del Vesuvio, i tuoi mister sono stati Edoardo Reja, Roberto Donadoni e Walter Mazzarri. C'è un tecnico che si è seduto sulla panchina del Napoli dal 2011 in avanti da cui ti sarebbe piaciuto essere allenato? "Quello subito dopo, ossia Benitez. Per il modo di giocare che avevo, avessi ripreso a pieno la funzionalità del ginocchio, sicuramente avrei avuto più spazio. Mi piaceva molto Benitez come allenatore, così come Sarri, perché curano la fase difensiva in un modo che avrei avuto piacere ad apprendere: la difesa alta, lo scappare soltanto quando si tocca il pallone... Sarebbe stato bello cercare di imparare quella maniera di difendere". A cura di Alex Iozzi © RIPRODUZIONE RISERVATA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE CALCIONAPOLI1926.IT

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