Ti è mai capitato di dover riconoscere che semplicemente l'avversario era più forte? "Sì certo, tantissime volte. Un esempio? Quando abbiamo perso la semifinale di Champions 4-0 contro il City... era evidente che sono stati più forti. Potevamo fare meglio, ma in quel momento lì erano semplicemente più forti di noi. Si parte dall'autocritica ma bisogna anche riconoscere i meriti dell'avversario".
Un ricordo poco piacevole: cosa ti viene in mente della finale del Mondiale persa contro il Brasile nel 1994? "È stata una sconfitta non dolorosissima. L'Italia ha fatto un miracolo ad arrivare in finale, era già considerato un grande risultato e questo ha alleviato il dispiacere di aver perso il Mondiale. La sconfitta ai rigori poi... cambia, ti attacchi un po' alla sfortuna, mentre la vittoria che arrivi ai rigori o no non cambia nulla".
Quanto è stata importante per te la figura di Sacchi? "C'è un prima e un dopo Sacchi nel calcio italiano: ho avuto grandissimi allenatori, Cesare Maldini, Liedholm, Eriksson, Capello, Bearzot... ma Sacchi è stato un innovatore, a livello di strategia di gioco e di metodologia di lavoro. Ha cambiato tantissimo e le sue idee riescono ad essere ancora molto attuali, alcuni suoi insegnamenti cerco ancora di spiegarli ai miei giocatori".
La gestione dei calciatori e l'esplosione di Nico Paz
—Hai mai avuto delle scenate da parte di qualche giocatore? "Tanti giocatori... ho avuto problemi con tanti, però alla fine si sono sempre risolti. Non voglio fare i nomi, ma c'era un giocatore che quando io parlavo si metteva l'asciugamano davanti per non ascoltare quello che dicevo, era l'inizio della carriera. Ci sono giocatori che quando li metti in panchina fanno fatica a salutarti la mattina. E lì si confonde la persona e il giocatore: tu sei una persona che gioca a calcio, io sono una persona che allena e l'ho spiegato a tanti calciatori nella mia carriera. Rapporto con la religione? Sono superstizioso e non è buono esserlo. Però non esserlo porta sfiga".
Nico Paz ve lo riprendete? "Sta facendo bene, anzi molto bene. L'Inter? Ha una bella squadra dai... Marcus Thuram è nato a Parma come sai, io l'ho visto che era un bambino, adesso è un armadio. Anche Khéphren è molto bravo, ma il migliore di tutti era il papà".
Che aria si respira qui al Real Madrid? "Il Real Madrid è un club unico come struttura: i proprietari sono i soci, qui il presidente si prende carico delle eventuali perdite, ma il club è gestito a livello sportivo e i proprietari sono i soci. Questo fa sì che la storia, la tradizione e la cultura si tramanda da padre in figlio. E questo Florentino Perez ce l'ha molto chiaro, i valori sono chiari e non esiste un giocatore che potrà essere 'più' del club".
Chi sarà il suo successore? Le parole sulla lotta scudetto in Italia
—Quando finirai di allenare il Real Madrid, il successore sarà tuo figlio? "Io non decido, è una cosa chiara. Prima o poi succederà. Davide diventerà un allenatore bravo. Quando andrò in pensione continuerò a seguire il calcio, ma mi piacerebbe andare in giro a visitare il mondo con mia moglie".
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