Siccome abbiamo parlato di “Fab 4” e, dunque, di De Bruyne, mi sembra d'obbligo domandartelo: chi tra il belga e Luka Modric, finora, ti ha sorpreso di più?"Modric. Ha 40 anni, un'età in cui una serie di calciatori fanno gli opinionisti televisivi o addirittura gli allenatori; Fabregas, ad esempio, e più giovane di Modric. Per l'età che ha, mantiene una condizione fisica esemplare: ha giocato 90' più volte in quest'inizio stagione. Vederlo tutte le domeniche in Italia per partite intere, non magari tramite highlights di partite del Real Madrid, ti aiuta a notare la sua comprensione geniale del gioco: capisce 5 secondi prima degli altri come andrà l'azione e questo gli consente di correre bene, cosa più importante per un atleta a fine carriera, chiamato a ottimizzare ogni sforzo o scatto per creare qualcosa di utile per sé e per la squadra. È la genialità di un campione che, come il direttore d'orchestra che capisce perfettamente da dove proviene ogni suono di ogni strumento, riesce a reggere fisicamente una partita di Serie A. Noi sminuiamo questo dettaglio dicendo: 'Persino Modric a 40 anni riesce a esser decisivo in Serie A!", quando in realtà è lui a essere un fenomeno, non il nostro campionato a esser scarso atleticamente. Magari in Premier League avrebbe fatto un po' più di fatica, ma non è che in Spagna si giochi a velocità tanto più alte. De Bruyne, per quanto sia De Bruyne, è un po' più faticoso per lui inserirsi nel contesto Napoli; anche perché, rispetto al Milan, il belga si inserisce in una macchina che funzionava già benissimo, avendo vinto lo Scudetto. Conte ha dovuto cambiare per ospitare De Bruyne, mentre Allegri ha avuto l'intelligenza di dire: 'Quello che gioca meglio a pallone è Modric, rendiamolo il centro del sistema solare del Milan'. De Bruyne, dopo 9 anni in un contesto completamente diverso, sta ragionando per trovare il modo più adatto per essere il De Bruyne che ricordiamo. Mi sorprende che, dal punto di vista atletico, Modric stia un po' meglio del belga. Ripeto, è soltanto inizio stagione e tutte le valutazioni vanno fatte sul lungo periodo, ma finora meglio Modric".
I tuoi colleghi di “Cronache” ti hanno soprannominato “Demone”, figura che quest'anno in Serie A viene incarnata (per diversi tifosi) dal rientrante Allegri: alla luce di quanto ammirato in queste prime giornate, “Max” è già riuscito a smentire gli scettici e a candidarsi come nemesi di Conte nella lotta al tricolore?"Nemesi non lo so. Di sicuro c'è che Allegri non incontra Conte da 12 anni, ossia dal 2013. Nei due campionati in cui hanno lottato entrambi per lo Scudetto, soprattutto il primo del famoso gol di Muntari, ha sempre vinto Conte (e meritatamente). Quello della prima Juve dei 9 Scudetti e quello dell'anno scorso sono due campionati che collego: la squadra senza coppe, un po' outsider, ha sconfitto la squadra favorita arrivata sfiatata a fine stagione e beffata sul rettilineo finale. Allegri, secondo me, è stato ingiustamente rottamato negli ultimi anni: è vero che sembrava stanco, un po' spento, ma era alla guida di una Juventus con tanti problemi societari; ricordiamo cosa accadde il secondo anno con la dimissione di tutto il CDA. Poi viene ingaggiato un direttore sportivo come Giuntoli che non vedeva l'ora di cacciarlo via... Gli fu fatto il mercato invernale con Alcaraz e Djalo, quando invece aveva bisogno di giocatori pronti subito, come quelli che ha ottenuto quest'estate al Milan. Come tutti gli allenatori, Allegri non può combattere contro nemici interni; ma nonostante il Milan non sia una famiglia perfettamente in armonia, è riuscito con 2/3 accorgimenti a rimotivare una squadra. Come insegna anche Conte, è molto più semplice prendere una squadra che ha deluso l'anno prima poiché punti sulle motivazioni e sulla voglia di riscatto di calciatori forti: se pensiamo a Pulisic, a Fofana, a Leao, a Saelemaekers... Sono giocatori che hanno dimostrato di valere nell'arco della propria carriera. Allegri in questo è sempre stato bravo: valorizzare calciatori già esperti e tirare fuori un sistema di gioco più interessante o moderno rispetto al passato; in questo caso, rispetto a quelli che proponeva alla Juventus. 'Max' ha dimostrato di essersi aggiornato: pur nell'ossessione che rimane per i clean sheet, per i pochi gol subiti e per la difesa, sta trovando la quadra di un gioco anche bello da vedere, come ammirato a Udine, che proviene dalla qualità individuale dei suoi calciatori. Rabiot è il giocatore più 'allegriano' di tutti: è arrivato due settimane fa e sembra vesta la maglia del Milan da tre anni. Questo, chiaramente, è merito di Allegri, di Rabiot e del fatto che si stimano molto: funziona tutto da subito, cosa di cui i rossoneri avevano bisogno poiché non potevano permettersi di aspettare a lungo dopo i disastri dell'anno scorso".
Oltre al calcio (e allo sport in generale), un'altra tua grande passione è il cinema: a quale personaggio cinematografico assoceresti Antonio Conte?"È una bella domanda. Parliamo di un personaggio molto divisivo e italiano nel modo di comunicare, di manipolare le situazioni per un tornaconto personale. Ti dirò un regista straniero, ma che ha lavorato anche in Italia: Werner Herzog. Famoso per la difficoltà dei suoi film e dei suoi lavori, chiedeva tanto alla sua troupe e ai suoi attori e spesso ha costruito capolavori impensabili, come pura sfida produttiva. Il presidente di Herzog è un produttore, con cui spesso ha trovato accordi nonostante avanzasse richieste complesse anche dal punto di vista economico, ma alla fine ha sempre portato la pagnotta a casa. A volte è stato tacciato anche di essere non dico pazzo, ma quantomeno problematico per le sfide che poneva ai propri attori, ma nel tempo è stato riconosciuto come un maestro assoluto. Per questo motivo, ti dico Werner Herzog".
Stesso gioco, ma con Massimiliano Allegri: qual è la controparte filmica del tecnico di Livorno?"Ci pensavo l'altro giorno. Recentemente è scomparsa Claudia Cardinale e mi è tornata in mente la scena conclusiva di 'C'era una volta il West' di Sergio Leone. Allegri, nella mia idea, sarebbe questo personaggio un po' enigmatico nel film, ossia Harmonica, interpretato da Charles Bronson. È un personaggio silenzioso, non che Allegri lo sia, ma ha sempre quest'espressione impenetrabile in volto: non si capisce mai cosa pensi Allegri. Nelle conferenze stampa di questa stagione, 'Max' non dice nulla, ma volutamente: lascia scorrere tutto come acqua fresca poiché non vuole suscitare la minima polemica, il minimo contraddittorio che potrebbe finire sui giornali oppure sui siti. Un modo di agire essenziale, tramite cui riesce a fare cose utili, per poi andare via; o meglio, non penso che Allegri andrà via a fine anno, ma nel film Harmonica lascia alle spalle una civiltà che sta cominciando a lavorare in maniera coesa, produttiva per poter guardare al futuro, costruendo la ferrovia. Allegri, oggi, ha questo compito: riportare un Milan conciato male, dalla dimensione di un western litigioso e molto vecchio stile a qualcosa di più moderno e sensato. I mezzi utilizzati da Harmonica e Allegri sono diversi, ma il livornese mi dà l'idea di un personaggio western: un po' crepuscolare, con una faccia segnata dal tempo, un uomo di 60 anni che ne ha viste tante e che, di conseguenza, sa benissimo come si sta al mondo e, pertanto, non lo spaventa nulla. Questo senso di sicurezza e questa serenità mi pare la stia trasmettendo molto bene al Milan".
Rimaniamo sempre in tema arte: nell'editoriale post-Pisa, il nostro caporedattore Giovanni Frezzetti ha definito il Napoli di Conte come una band rock per i riff di chitarra che suona all'improvviso e che gli permettono di vincere le partite. È un accostamento che ti suona bene oppure trovi più adatto un altro genere musicale?"L'accostamento è più che corretto, ma non sarebbe un buon segno nell'ottica di uno sport di squadra. Penso che il Napoli, nel suo essere una formazione che va a ondate, a sprazzi, stia mostrando una grande coesione: ha fatto 9 gol con 8 calciatori diversi, soltanto De Bruyne ne ha segnati due. Il solista cambia di volta in volta, non ce n'è soltanto uno e anzi, a parte il belga già citato, nessuno dei calciatori del Napoli è un trascinatore. Poteva esserlo Lukaku, ma è infortunato. Tutti i gol della squadra di Conte nascono da azioni manovrate: c'è qualche tiro da fuori, qualche calcio piazzato, ma la maggior parte sono azioni ben sfruttate come le reti di Gilmour e Lucca contro il Pisa oppure quella di Hojlund a Firenze. Il Napoli versione 2025/26 è una band ancora non del tutto affiatata; sono come i primi album di un gruppo. È una band molto ambiziosa, che deve rodarsi ancora un po', ma promettente: siamo nella fase iniziale in cui si intravede un talento e una visione a lungo termine".
In estate, quando ancora non erano contemplate le ipotesi Elmas e Hojlund per l'attacco, andavi controcorrente considerando il mercato del Napoli “più grosso che grande”: sei ancora convinto di questa tua posizione oppure hai cambiato pensiero a riguardo?"Ascoltando Conte nel post-partita di Napoli-Pisa, direi che la pensa esattamente come me: sono stati comprati tanti calciatori, ma non è che, escluso De Bruyne, siano fenomeni. A proposito di Kevin, è un calciatore che non si discute e che giocherà sempre, ma starà anche a lui dimostrare di essere a un livello all'altezza del Napoli: parliamo della prima squadra del campionato, non una in cui si va a svernare; non è Ribery alla Salernitana, con tutto il rispetto. È un club che esige, persino a De Bruyne, un livello atletico e prestazionale alto. Gli altri innesti, invece, sono giocatori che completano la rosa: Lucca completa; Noa Lang pure (anche se, a oggi, è dato per disperso); completerà Gutierrez quando comincerà a giocare; ovviamente, completa Elmas; Hojlund tappa un buco aperto dall'infortunio di Lukaku... Insomma, sono calciatori che non diventano indispensabili subito, tant'è che il Napoli, in questo momento, si può disegnare con la stessa squadra dell'anno scorso con De Bruyne al posto di Raspadori. E comunque, il belga pone un problema tattico con McTominay, pertanto non è un inserimento indolore. Dunque, per me rimane un mercato più grosso che grande, perché aumenta le possibilità a disposizione di Conte. L'anno scorso lo ripetevamo ogni settimana: il Napoli non aveva la rosa per affrontare le coppe; adesso, che ne dica Conte, ce l'ha. Ovviamente il Napoli non può vincere la Champions League, ma può spingersi fino ai quarti, aiutato magari da accoppiamenti favorevoli nei turni a eliminazione diretta. Il mercato del Napoli non pretendeva titolari, ma calciatori utili e già pronti. È stato giusto, quindi, prelevare gente come Elmas, Hojlund, Beukema... Un po' meno Noa Lang, giocatore meno 'contiano' dell'intero organico e acquisto non azzeccatissimo per adesso, poi magari mi smentirà. Confermo, in definitiva, il giudizio che avevo in estate".
Per chiudere, rubo le vesti del tuo collega di “Cronache” Fernando Siani e ti pongo una domanda secca: quanto finisce Milan-Napoli?"Secondo me, il Milan non perde: fa punti. Tutto lascia pensare a un pareggio, ma non stile Juventus-Napoli dello scorso anno, che fu uno 0-0 brutto. Ti direi 2-1 per il Milan oppure 1-1: vincono i rossoneri con un gol di scarto oppure termina in pareggio".
A cura di Alex Iozzi
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