Sulla lega? C’è qualcosa che non funziona in Lega. Io vedo una grande confusione, soprattutto perché mancano gli imprenditori nei momenti decisionali più importanti. Durante le assemblee, spesso si fanno incursioni su questioni fondamentali, e in quei frangenti la presenza diretta dei proprietari dovrebbe essere determinante.
Capisco perfettamente i direttori generali e gli amministratori delegati, ma come si può pretendere che prendano decisioni che poi ricadono direttamente sulla proprietà, senza che questa sia coinvolta? Secondo me questo è un problema serio, che andrebbe affrontato. E sì, la situazione è anche alimentata dall’ingresso dei fondi. Io sono sempre stato contrario ai fondi: sono strutture di passaggio, hanno l’obiettivo di massimizzare i profitti per i loro investitori e poi lasciare qualcosa in più. Ma questo approccio mal si sposa con la gestione a lungo termine di un club di calcio.
Un altro nodo è quello delle dimensioni del campionato: siamo troppi. Non ci sono abbastanza risultati economici per sostenere venti squadre in Serie A. Assolutamente no. Per quanto riguarda invece la governance del calcio italiano, devo dire che Gabriele Gravina e Viglione sono una coppia inaffondabile. Sono capaci, concreti, e stanno lavorando duramente per migliorare il sistema.
Secondo me, se il governo iniziasse davvero ad ascoltare di più le richieste dei presidenti, dei proprietari dei club, ma anche della stessa FIGC, si potrebbe andare dritti verso un successo maggiore, riducendo anche quella che oggi è una delle maggiori preoccupazioni: l’indebitamento del sistema, che mi spaventa moltissimo"
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