Qual è il ricordo più bello che conserva gelosamente di quella notte (a tratti surreale) di Manchester?"Vedere Roberto Mancini uscire a testa bassa, ammirare un Napoli con un valore inferiore rispetto al City vincere (fa riferimento alla partita di ritorno, ndr)... È un qualcosa che ti rimane dentro. Significa che, attraverso una prestazione importante, hai dimostrato di essere una squadra alla pari di colei che hai affrontato. Guardare calciatori come Cavani (il mio atleta preferito), Hamsik, Lavezzi, ma anche un Aronica che non veniva ritenuto all'altezza di quel palcoscenico, dare il 110%, ti dà soddisfazione. Leggevo negli occhi dei giocatori la contentezza per aver realizzare un sogno".
Il Napoli di Antonio Conte, al di là di un tasso tecnico elevatissimo, è una squadra con due polmoni di ferro: non trova che, almeno sotto questo aspetto, l'undici azzurro attuale assomigli vagamente a quello del 2011? Per merito suo, tra l'altro!"Il merito è sempre di tutti, soprattutto dei calciatori che scendono in campo. Non darmi troppi meriti! (ride, ndr). Comunque sì, un po' me lo ricorda. Questa squadra mi dà l'idea del gruppo di ragazzini terribili che vogliono sempre stupire. Assomiglia al gruppo del 2011, ma il Napoli attuale ha caratteristiche tecniche più importanti che possono condurlo a raggiungere grandi traguardi. La mia squadra era tecnicamente meno brava, ma dava in campo un impegno straordinario".
A proposito di grandi traguardi, sterziamo rapidamente per parlare anche del campionato: a fronte di quanto accaduto nelle prime giornate, la "banda Conte" è la favorita per lo Scudetto? E chi può essere la principale antagonista?"Il Napoli è a punteggio pieno dopo aver dato una dimostrazione di forza incredibile a Firenze; il tutto con la consapevolezza di dover affrontare un'altra squadra forte pochi giorni più tardi. Questa è una squadra che può veramente ambire a qualsiasi traguardo. Le antagoniste possono essere tante: la Juventus non ha cominciato male, anzi; tuttavia, credo che il Napoli sia un gradino sopra. Rimarrei davvero meravigliato se gli azzurri non vincessero lo Scudetto. Non vedo un Milan all'altezza. L'Inter potrebbe fare bene, ma nulla di che. La Roma non ha avuto un inizio stratosferico e, tra squadre importanti, dover recuperare 6/7 punti può diventare pesante sul lungo periodo".
La principale differenza del calcio odierno rispetto a quello degli anni '10 sta nel dover disputare una partita ogni 3/4 giorni: come e quanto è cambiato il modo di lavorare dei preparatori atletici?"È cambiato tanto. Ovviamente bisogna badare di più al recupero psicofisico piuttosto che a mettere qualcosa in più in allenamento. Ricordo un anno con Benitez in cui giocammo 85 partite: siamo arrivati in semifinale di Europa League, abbiamo vinto la Supercoppa a Doha, di mezzo c'era anche la Coppa Italia... Siccome avevamo tanti impegni importanti ravvicinati, accantonavamo l'allenamento, che a quel punto veniva fatto in partita, e veniva dato maggiore spazio al lavoro personalizzato. L'obiettivo era quello di recuperare i calciatori dal punto vista fisico e psicologo attraverso massaggi, allungamenti, stretching, vasche caldo-fredde, posture... Davamo priorità a lavori non di altissima intensità, ma che permettevano ai singoli di recuperare in vista della partita".
Concludo ponendole un'altra domanda a sfondo nostalgico: dei 6 anni che ha trascorso a Napoli, qual è il momento, la partita o anche la trasferta italiana (oppure europea, dato che siamo in tema) che ricorda con più affetto? "Due partite: la prima è la Supercoppa vinta a Doha contro la Juventus. Preparammo una partita da non favoriti e veder sfilare in aeroporto, quando dovevano tornare in Italia, i calciatori della Juventus a testa bassa con i loro trolley davanti a noi, fieri di aver conquistato uno pochissimi trofei che una squadra italiana toglieva alla Vecchia Signora in quegli anni, fu un bel momento. Giocammo in uno stadio dove tutti i sediolini erano bianconeri: per tale motivo, vincere fu ancora più bello. L'altra partita che ricordo, purtroppo, in negativo è la sconfitta in semifinale di Europa League con il Dnipro: a mio avviso, venimmo buttati fuori dalla UEFA per un patto politico. Annullarono un gol regolare a Higuain, fischiarono fuorigioco inesistenti... Il tutto perché dovevano favorire una squadra ucraina, paese che era appena entrato in guerra con la Russia. Sia in casa che fuori, il Napoli fu bistrattato. Quando la politica entra nel calcio, è una cosa brutta".
A cura di Alex Iozzi
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