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Di Chiara: “Quel gol di Baggio al San Paolo? Un capolavoro irripetibile”

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Di Chiara, ex calciatore della Fiorentina, ha rilasciato un'intervista alla Gazzetta dello Sport in cui ha rievocato la storica sfida tra Napoli e Fiorentina del 1989, disputata al San Paolo. In quell'occasione, Baggio segnò un gol memorabile
Francesco Giovinazzo

Alberto Di Chiara, ex calciatore della Fiorentina, attraverso l'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, ha ricordato la partita tra Napoli e Fiorentina, del 1989 al San Paolo, in cui Roberto Baggio siglò un gol memorabile.

Di Chiara: "Quel gol di Baggio al San Paolo? Un capolavoro irripetibile"

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Baggio prende palla e...

"Penso che Robi andrà in porta. Aveva già fatto un’azione simile qualche anno prima contro il Milan di Sacchi a San Siro. Lui sapeva prendere il tempo agli avversari caracollando verso l’area. E infatti realizzò un gol stupendo. Ho vissuto l’inizio della carriera di Baggio, la sua crescita costante a livello tecnico e di fiducia. La rete al San Paolo fu un altro punto esclamativo, soprattutto se consideriamo il contesto e gli avversari. A quei tempi fare una cosa del genere in Serie A era davvero difficile. Adesso è tutto più semplice".


Ci racconta la bellezza di Baggio?

"La sua capacità di essere un leader tecnico. Aveva grande personalità e nello spogliatoio non era riservato come appare fuori. Io e lui facevamo scherzi, raccontavamo barzellette, trascinavamo un gruppo che era molto bello. Poi in partita davi la palla a Baggio ed eri tranquillo".

Maradona entrò nella ripresa.

"Stare sullo stesso campo con Baggio e Maradona fu qualcosa di speciale. Robi era mio compagno e avevo la fortuna di vivere con lui la quotidianità. Diego era il mito vivente, un personaggio come quelli dei fumetti, come Topolino: non sai nemmeno se esiste davvero. Quel giorno appena entrato sbagliò un rigore, ma Diego girò la partita con la sola presenza. E il Napoli infatti riuscì a vincere 3-2. Il calcio negli anni è cambiato e non ci sono più quelle personalità così forti da condizionare una gara per il semplice fatto di essere in campo. Nella mia carriera sono passato da Platini a Zidane e a Pirlo. Sono stato fortunato. Adesso chi c’è a quel livello? Chi è davvero un simbolo del calcio?".

Hai qualche rimpianto in carriera?

"Il Mondiale del 1994: avevo fatto tutte le qualificazioni. Poi Sacchi decise di portare un centrale in più e un terzino in meno. Così in America andò Minotti, bravissimo compagno del Parma, e non io. E poi lo scudetto, anche perché a quei tempi era l’unica strada per giocare la Coppa dei Campioni. Il Parma era forte in tutti i sensi. Bettega chiese a Tanzi il mio trasferimento in cambio di soldi e metà cartellino di Del Piero. Tanzi rifiutò. Magari, se avesse accettato, la mia storia sarebbe cambiata".