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ESCLUSIVA – Improta: “Osimhen, Insigne e Zielinski da manuale del calcio. Voglio fare un appello ad ADL e Gattuso…”

(Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Gianni Improta, detto anche “Il baronetto di Posillipo”, è stato uno storico calciatore partenopeo in attività tra il 1967 e il 1984. Cresciuto nel settore giovanile del Napoli, dopo una parentesi in prestito alla Spal, giocò...

Giuseppe Canetti

Gianni Improta, detto anche "Il baronetto di Posillipo", è stato uno storico calciatore partenopeo in attività tra il 1967 e il 1984. Cresciuto nel settore giovanile del Napoli, dopo una parentesi in prestito alla Spal, giocò quattro stagioni in maglia azzurra. Nel 1973, la sua cessione alla Sampdoria provocò manifestazioni e scontri da parte dei tifosi napoletani. Dopo aver vestito le maglie Avellino, Catanzaro e nuovamente Napoli (con la fascia di capitano al braccio), fu acquistato dal Lecce nella stagione 1980/81. In puglia rimase per due anni per poi essere ceduto alla Frattese, compagine con la quale chiuse la carriera. Successivamente, ha intrapreso il percorso di allenatore e poi quello di dirigente, professione che attualmente continua a svolgere.

Gianni Improta è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni per parlare delle principali vicende di casa Napoli. Di seguito l'intervista.

L'intervista a Gianni Improta

Qualche considerazione su Fiorentina-Napoli, quando ha capito che la partita sarebbe girata a favore degli azzurri?

"A dire la verità ero già convintissimo della vittoria del Napoli alla viglia dell'incontro. Nelle ultime gare avevo visto una squadra che dimostrava miglioramenti in quanto a maturità e consapevolezza".

Juve-Inter e Fiorentina-Napoli, un snodo che ha fatto tremare tutti...

"Anche io ci ho pensato un po'. Ma, al di là delle coincidenze, ero convinto che stavolta sarebbe andato tutto bene, anche perché gli azzurri erano padroni del proprio destino. Il Napoli ha fatto la gara che doveva fare, dimostrando intelligenza e concedendo pochissimo agli avversari. Poi, ha colpito al momento giusto. Il solito gioco di Gattuso, che toglie l'iniziativa agli avversari e li mette in condizione tale da doversi scoprire. In effetti, sia il rigore che il secondo goal sono scaturiti da situazioni in cui la Fiorentina era sbilanciata. I calciatori azzurri quando hanno gli spazi fanno quello che vogliono. La seconda rete è stata bellissima, un'azione costruita con un cambio di gioco bellissimo di Osimhen, un stop a seguire di Insigne che è una delizia tecnica, e quindi il contromovimento di Zielinski per farsi servire e la sua stoccata verso la porta. Da manuale del calcio!".

Il cambio di direzione della squadra da cosa è stato dettato?

"Il Covid e gli infortuni hanno creato non pochi problemi, Gattuso ha dovuto fare a meno di molti titolarissimi per svariato tempo. Inoltre, anche qualcosa tatticamente è stato sbagliato. Poi, i calciatori che erano indisponibili sono rientrati e il mister ha apportato degli accorgimenti che hanno reso la squadra quella che voleva Gattuso. Ora, il Napoli è un bel vedere. La rimonta da record lo conferma. C'è stata una crescita costante da parte di tutti: Gattuso ha studiato le caratteristiche dei singoli ed ha capito dove intervenire; i singoli, di conseguenza, sono migliorati esponenzialmente".

"Voglio fare un appello a De Laurentiis e Gattuso"

 (Getty Images)

Cosa successe dopo la sconfitta di Verona? E cosa ha costretto De Laurentiis a indire il silenzio stampa?

"Indubbiamente qualcosa sarà avvenuto per arrivare ad una situazione del genere. Cosa sia successo precisamente non è dato saperlo ed è anche giusto che sia così. Un fatto positivo che vorrei sottolineare è che il Napoli da quel momento è risorto. È stata una molla che ha fatto scattare in seno ad ogni singolo componente del club quella scintilla necessaria per la rivalsa. Si sono guardati in faccia ed hanno capito che serviva cambiare rotta. Di questa vicenda c'è un curioso dato di fatto che pure vorrei evidenziare: tutto è nato dopo la sconfitta con l'Hellas Verona ed è proprio dopo una partita con gli scaligeri che il cerchio si chiuderà".

Lei come pensa che andrà a finire?

"Io credo molto a questi segnali del destino, che fanno intuire come può evolversi in positivo o in negativo un cammino che una società ha intrapreso. Mi auguro che tutto si risolva con un lieto fine. Anzi, voglio fare un appello a De Laurentiis e Gattuso: mi piacerebbe che il presidente e l'allenatore mettessero da parte i loro principi. Parlassero, si chiarissero, perché quella azzurra è una bella favola che merita di continuare. Il Napoli non può approdare in Champions senza il suo condottiero di campo. Se non dovessero ricucire il rapporto, personalmente, da tifoso napoletano, mi sentirei tradito da entrambi".

Lei sostiene che i tifosi siano con il tecnico?

"Assolutamente sì. Dopo un periodo di sbandamento, dovuto alla crisi di risultati e alle critiche della stampa, i tifosi azzurri si sono ravveduti ed ora vogliono in coro la riconferma dell'allenatore. Credo che determinate critiche siano state troppo feroci, credo che anche lo sbandamento del presidente sia stato condizionato dalle pressioni dei giornalisti. Per fortuna c'è stato tempo per rimediare, il Napoli sta per raggiungere il proprio obiettivo e spero che tutto si risolva in questo modo".

"Insigne capitano vero, mi auguro chiuda la carriera a Napoli"

 (Photo by SSC Napoli)

Tra una settimana, quando tutto sarà finito, andrà chiarita anche la situazione di Insigne. Che ne pensa del tanto vociferato rinnovo 'al ribasso'?

"L'idea del rinnovo al ribasso è dovuta, purtroppo, al difficile momento economico che il mondo sta attraversando. Però, comunque, non sarei d'accordo. Piuttosto una soluzione potrebbe essere un ritocco, ma non al ribasso, con prolungamento più lungo, che consenta a Insigne di chiudere la carriera a Napoli. Lorenzo è il fiore all'occhiello del club, sarebbe l'ideale se restasse in società. Sta dimostrando che la fascia da Capitano e la leadership fanno parte del suo DNA. Tutto sommato, anche lui doveva maturare. L'ha fatto e quindi è giusto che sia trattato da campione". 

Riguardo le ultime vicende arbitrali, come si fa a non pensare male?

"Stai parlando con uno dei pochi calciatori al mondo che non è stato mai squalificato nella sua carriera. Ciò lascia intendere il rispetto che ho per la classe arbitrale. Tuttavia, ultimamente ne ho un po' di meno perché ho capito che l'aiuto ha creato nei singoli arbitri un sentimento contrario. Vale a dire, ha suscitato il desiderio ulteriore da parte del fischietto di essere l'artefice principale, quello che deve decidere. Evidentemente, il VAR, che coglie gli errori, gli crea qualche fastidio. Molti dei direttori di gara si sentono un po' defraudati del loro potere".

Narcisismo quindi... nessuna malafede?

"Taluni episodi, come il VAR che non interviene oppure l'arbitro che non chiede aiuto alla tecnologia, dimostrano narcisismo e mi danno molto fastidio. Per me l'ideale sarebbe che il VAR intervenisse d'ufficio, l'ho sempre detto. Ultimamente, tanti arbitri hanno cambiato un po'atteggiamento e ne abbiamo viste di tutti i colori. Se c'è malafede lo sanno soltanto loro, però si vede che qualcosa è da resettare: non tutte le cose filano lisce quando c'è il potere per mezzo, che quasi ti impone o ti fa capire come devono andare determinate cose. Si verifica un condizionamento e conseguentemente tanti errori".

Napoli in Champions League, è fatta?

"Ora la palla è nelle mani del Napoli. Se si vince contro il Verona non bisogna più guardare ai risultati di nessuno, non bisogna più temere che accada nulla sugli altri campi... se tutto andasse per il verso giusto sarebbe la vittoria più bella, perché ottenuta con sacrificio, dedizione e professionalità".

a cura di Giuseppe Canetti

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