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Le «jastemme» di Mou sono un boomerang. Simeone pretende un posto al tavolo della storia

Le «jastemme» di Mou sono un boomerang. Simeone pretende un posto al tavolo della storia - immagine 1
Napoli-Roma, il nostro editoriale

Giovanni Ibello

Quando Osimhen segna il gol del vantaggio le telecamere di DAZN indugiano non senza malizia su Giovanni Simeone. Nell'esatto momento in cui la palla sfonda la rete, il centravanti argentino - visibilmente intirizzito dal freddo - salta come un grillo e inizia a esultare con una gioia insolente. Pensate sia scontato? Non lo è. Provate voi a mettervi nei panni di un calciatore che quando subentra è sempre decisivo ma che deve mordere il freno a causa di un mostro sacro come il nigeriano. E' stato quello il primo vero gol del Cholito, e non l'ha mica segnato stasera: il suo cuore enorme, la sua costante lucidità, il suo essere sovraumano nell'abnegazione e nella pazienza. Nella visione. Dopo aver sbancato San Siro, Simeone torna a decidere uno scontro diretto. Se a fine stagione sarà scudetto il suo apporto alla causa resterà scolpito nella storia (al di là dello scarso minutaggio). Il Cholito è molto più di un comprimario, è lo spirito guida dello spogliatoio. E' un qualcosa che va al di là dei freddi resoconti empirici e ci sembra giusto evidenziarlo a futura memoria.

Da Mario Rui in versione Lahm al cuore enorme del Cholito: Napoli-Roma, l'editoriale

Mario Rui
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Veniamo alla gara. Il Napoli parte subito forte e trova il gol del vantaggio senza grosse difficoltà. La prodezza di Victor nasce da una grande intuzione di Mario Rui. Ed è corretto soffermarsi un attimo sull'evoluzione del terzino portoghese che quest'anno sembra giocare da regista aggiunto. Il suo apporto nella fase di costruzione del gioco è fondamentale sotto ogni aspetto e non solo per quelle trame esiziali (per gli avversari) che si vengono a tessere sull'out mancino con Zielinski e Kvaratskhelia. Con le dovute proporzioni, Mario Rui ricorda il Philip Lahm reinventato da Guardiola ai tempi del Bayern Monaco. Anche in questo fondamentale la mano di Spalletti è evidente.

La forza mentale del gruppo

Subito dopo il pareggio di El Shaarawy il collettivo azzurro non ha mai rinunciato ad offendere, anzi, si è catapultato nella metà campo giallorossa. Questo la dice lunga sulla mentalità e sulla fame (che come dice Spalletti nun tene maje suonno). Nota a margine su Mourinho che, malgrado il pluridecorato palmares, si iscrive al partito degli allenatori perdenti che "sì... il Napoli ha vinto, ma senza meritare". Nel prepartita abbiamo avuto le palle (ops, si può dire?) di scrivere che le sue pagliacciate in conferenza stampa sono gli ultimi sussulti di un ex allenatore. Ci abbiamo messo la faccia, ma ci siamo esposti a un rischio calcolato. Lo Special-one ha provato vanamente a destabilizzare l'ambiente, a giocare con i mostri che abbiamo dentro (ieri uno di essi era in campo e si chiama Orsato). Ormai, dopo tanta gloria, solo questo è rimasto del portoghese. La Roma gioca da cani e quando offre qualche trama godibile perde senza appello. E' successo contro il Napoli, contro l'Atalanta e contro il Betis. Sic transit gloria mundi. La classifica dice che con l'ennesimo passo falso del Milan, Spalletti porta a 13 i punti di vantaggio sul secondo posto. Non diciamo più niente se non "Zitt a chi sape o juoco".

A cura di Giovanni Ibello