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Le pagliacciate di Mou in conferenza stampa sono gli ultimi sussulti di un ex allenatore

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Torniamo sulle dichiarazioni di Mourinho in conferenza stampa

Giovanni Ibello

José Mourinho sa bene che Napoli è una città un tantino scaramantica (è naturalmente un eufemismo) ed è consapevole di quanto le parole di ieri possano, almeno almeno in linea di principio, destabilizzare tutto l'ambiente azzurro. Il vate di Setubal si conferma ancora una volta maestro nella subdola arte della provocazione.

Torniamo sulle dichiarazioni di Mourinho in conferenza stampa

Napoli Roma
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Ma ammettiamolo senza riserve. Ieri pomeriggio la conferenza stampa dell'allenatore capitolino è stata una vera e propria buffonata, una roba da bulletto da sei soldi. Anche per questo il Napoli dovrà scendere in campo senza condizionamento alcuno. Mutuando da un'espressione tanto cara a Luciano Spalletti, ora è tempo di continuare a pedalare senza guardarsi più indietro. Bisogna macinare punti ed essere ancora più "cattivi", se possibile, contro coloro che provano a evocare, per dirla con il genio di Giorgio Gaber, i mostri che abbiamo dentro. Napoli non vince qualcosa di grande da oltre trent'anni. La pressione c'è, ed è inevitabile riconoscerlo malgrado i 12 punti di distacco sulla prima inseguitrice.

Se Mourinho fa il suo gioco, noi dobbiamo fare il nostro. Se Mourinho è bravo a usare le parole per entrare nella testa degli avversari, noi saremo bravi a tempestare una Roma rilanciata in orbita Champoions (grazie alle solite malefatte della Juve). Non dobbiamo accettare passivamente questo genere di provocazioni, anche se - di fatto - a giudicare i resoconti del campo Mourinho è di fatto un ex allenatore. Sono anni che campa di rendita, senza una proposta di gioco, senza un'idea che abbia un barlume di originalità. Gli è rimasto lo spirito garibaldino, quella tendenza a voler manipolare psicologicamente l'avversario. Queste sono le sue sole armi (oltre al consueto bus piazzato davanti alla difesa). Non glielo permetteremo. Al colpo basso si reagisce con ferocia: è questo lo stigma di chi vince.

A cura di Giovanni Ibello