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editoriali

I sei «grandi temi» su cui riflettere dopo la prima sconfitta in campionato

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Inter-Napoli, cosa ci dice la prima sconfitta in campionato degli azzurri?

Giovanni Ibello

Inter-Napoli, cosa ci dice la prima sconfitta in campionato degli azzurri?

Cosa ci dice, quali argomenti solleva la prima sconfitta del Napoli? Proviamo ad analizzarla in sei temi che a dire il vero vorrebbero essere sei spunti di riflessione.

1. Il Napoli perde la sua prima partita in campionato e già fioccano i "processi". Come potrebbe essere altrimenti in una città che anche al di là del calcio ha sempre fatto dell'autolesionismo il suo fiore all'occhiello? Se il Napoli è chiamato a vincere (il campionato dice questo ma il SE è d'obbligo) bisogna prendere meglio le sconfitte. Se un KO manda in paranoia l'ambiente azzurro, vuol dire che dopo anni di lotta per il vertice l'aria di Napoli è ancora "zavorra" per le ambizioni del club.

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2. Certo, è sbagliato mettere la testa sotto la sabbia e ignorare la netta involuzione della banda Spalletti. Un'involuzione che si esplicita nelle due fasi, e ancor più in generale, nelle due grandi voci che animano questo sport: i gol fatti e i gol subiti. I primi sono diminuiti drasticamente dalla settima giornata in poi (se si esclude San Siro). I secondi stanno iniziando a lievitare dopo la zampata mortifera di Simeone.

3. Al di là del valore assoluto e della resa sportiva, la sensazione è che non ci sia un giocatore del Napoli che non sudi la maglia. Eppure, ci sono due azzurri che forse, più degli altri, sembrano in grado di gettare letteralmente - fisicamente - il cuore oltre l'ostacolo. Parliamo di Victor Osimhen e David Ospina (che è stato persino criticato dopo la gara del Meazza...). Qualcuno deve provare a "frenarli". Quante volte questi due ragazzi si sono fatti male e hanno rischiato grosso per difendere i nostri colori? Chapeau. Osimhen si è fracassato il volto e noi qui ancora a parlare di quante partite salta o, peggio ancora, se alla fine andrà o meno in Coppa d'Africa. Può sembrare retorica, ma forse è giusto porre l'attenzione sulle condizioni di un ragazzo il cui volto potrebbe restare sfigurato per sempre.

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4. Basta dichiarazioni altisonanti. Anche a fronte dell'ennesima tegola infortuni (che ha straziato la spina dorsale della squadra titolare) è tempo di rigare dritto. C'è solo il Napoli, altro che ambizioni siderali. Si può dire qualsiasi cosa, ma un giocatore che punta all'eldorado calcistico deve provare a fare la differenza. Deve incidere, stop. A San Siro Lozano ha più volte superato l'uomo (il primo, Perisic) ma spesso si defilava là dove matare l'avversario era un miraggio... molto più del Real Madrid. Polveri bagnate.

5. Mertens è sempre Mertens. Ecco un messaggio chiaro, netto a qualche buontempone che oggi lo vede solo come una mascotte da spupazzare in pubblica piazza.

6. Insigne marca visita e ovviamente è colpa del mancato rinnovo. "Accostamenti piuttosto telefonati" che lasciano il tempo che trovano. I numeri dicono che il capitano ha macinato chilometri su chilometri. Evidentemente ha corso male, ma nessuno si può arrogare il diritto di mettere in discussione la sua professionalità. Troppo facile inveire contro il "nemo propheta in patria".

A cura di Giovanni Ibello