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Il ricongiungimento al padre del figliol prodigo

Il ricongiungimento al padre del figliol prodigo

In una serata stellare di Champions League in cui Alex Meret fa il fenomeno e Dries Mertens supera Diego Armando Maradona, Lorenzo Insigne riesce a brillare di più. Il figlio di Napoli si prende la scena non soltanto in virtù del gol vittoria ma...

Claudia Vivenzio

In una serata stellare di Champions League in cui Alex Meret fa il fenomeno e Dries Mertens supera Diego Armando Maradona, Lorenzo Insigne riesce a brillare di più. Il figlio di Napoli si prende la scena non soltanto in virtù del gol vittoria ma sopratutto per la portata emotiva e per le questioni fuori campo che porta con sé come la querelle con Carlo Ancelotti. 

Insigne ritorna da Ancelotti con poesia e predestinazione

ENTRATA - La rete di Lorenzo nasce in modo inaspettato e veloce. Era stato escluso per l'ennesima volta essendogli preferito Hirving Lozano che però non fa troppo bene e così al minuto 65' entra il napoletano. Il numero 24 entra e dopo soltanto 7 minuti è ancora il tornado 2000 Haaland a punire gli azzurri e portare il risultato sul 2-2. Le spalle di Lorenzo si fanno così incredibilmente pesanti: è il suo momento, bisogna fare la differenza e riscattare sé stessi.

GOL - Lorenzo non aspettava altro che quel momento, che quel pallone. Il regista della difesa Kalidou Koulibaly trova il lancio lungo perfetto per Dries Mertens che l'agguanta. Il belga dà un'occhiata dentro e la butta lì: il resto è poesia e predestinazione. Insigne addomestica quel pallone carico di aspettative e per il peso delle attese quasi cade. Tuttavia come i migliori campioni, si inciampa ma non si cade: si barcolla ma non si molla, mai. La poesia la scrive con quello stop che vale il gol mentre la predestinazione la scrive - come al solito - la sorte che aiuta lo scugnizzo con una deviazione del difensore Ramalho.

Lorenzo tra figliol prodigo e figlio di Napoli

TELEMACO E ULISSE - L'esultanza poi sovrasta tutto: supera il gol, la gioia, i tre punti. Lorenzo corre e corre e corre, non più dietro a un pallone ma stavolta alla ricerca di un uomo. Come Telemaco prima di lui, anche Lorenzo cerca il padre. Un padre che però, a differenza di Ulisse, non è mancato per 20 anni bensì è sempre stato lì: ad aspettare le braccia del figlio che con quel gesto fa anche "mea culpa".

INSIGNE FIGLIO - Lorenzo è colui che è sempre figlio e mai padre. Come la parabola più antica, il figliol prodigo ritorna - da sempre e per sempre - tra le braccia del padre Carlo che lo accoglie e lo perdona come solo un padre sa fare. L'assoluzione viene suggellata da un abbraccio che resterà nella memoria dei più come uno dei gesti maggiormente intensi e catartici dell'era ancelottiana.

Dunque il figlio di Napoli per una notte diventa sì figliol, ma prodigo. E come le più belle storie d'amore i suoi peccati vengono così assolti da una città intera che non attendeva altro che quel preciso istante di ricongiungimento tra il padre e il figlio: amen.

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