Tutto questo è accaduto nel tempo a causa della perdita di potere dei club nei confronti degli organismi calcistici. Le squadre ormai contano ben poco e si ritrovano anche sballottolate per il globo (come il caso di Milan-Como in Australia). Tutto ciò è accaduto a causa degli enormi introiti economici che portano le tv e i broadcaster: in Serie A, salvo rare eccezioni, non si giocano mai due partite in contemporanea per scelta di Dazn che così, durante i weekend, ha sempre in onda un match. Questa situazione ha spesso portato i club a giocare campionato e coppa a pochi giorni di distanza e senza il giusto riposo. Ne è un esempio ciò che ha dovuto affrontare il Napoli: domenica sera alle 20.45 sfida a San Siro col Milan, il mercoledì successivo lo Sporting al Maradona per la sfida di Champions. Poco riposo, un viaggio da affrontare e la preparazione della gara è stata praticamente nulla. Un caos insomma. Il denaro anteposto allo spettacolo e alla salute dei calciatori. Col tempo si è creata una vera e propria piramide di potere come nelle antiche società feudali: governano le Tv su FIFA e UEFA che a loro volta dispongono delle leghe nazionali a loro piacimento. Una situazione generata dall’avidità degli organismi internazionali che si sono ormai piegate al dio denaro. A nulla servono le denunce delle associazioni di calciatori e allenatori, né tantomeno le proteste dei tifosi per orari e giorni strani delle partiti e per i costi esorbitanti degli abbonamenti alle pay-tv. Nulla cambia, lo status quo resta immutato: il calcio non è più quello di una volta non è un frase banale, ma una realtà inconfutabile.
A cura di Giovanni Frezzetti
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