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editoriali

Tutto arriva per chi sa aspettare: ora De Laurentiis siede sulla poltrona più ambita

De Laurentiis
Il patron azzurro riporta il Napoli sul tetto d'Italia dopo trentatré anni, con coraggio e idee importanti
Giuseppe Ferrara

Correva l'anno 2004 quando Aurelio De Laurentiis decise di avvicinarsi al mondo del calcio. Dubbi non ci sono mai stati, la sua società sarebbe stata il Napoli. A distanza di diciannove anni, la missione è ormai raggiunta: il club partenopeo è nuovamente sul tetto d'Italia. Il merito è dei protagonisti, ma senza le idee e la progettazione del patron questo risultato non sarebbe mai potuto arrivare.

Risalire

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Assumere il controllo di un club sportivo non è mai facile. Aurelio De Laurentiis l'ha fatto, e soprattuto nel momento più delicato della storia del Napoli. Il punto di partenza è stata la C1, ma il traguardo da raggiungere non è mai stato sottolineato. La speranza del patron era chiara: riportare il club ai massimi livelli. Per raggiungere tale obiettivo occorrono idee, progetti e soprattutto tanto, tantissimo coraggio. Tutto ciò appartiene al presidente, che neanche negli anni più difficili ha mollato la presa. La risalita dalla terza serie fino alla prima è stata rapida, ma la voglia di "lottare" non è mai mancata. Dopo anni alle spalle della Juventus, il destino ha fatto il proprio corso riportando gli azzurri nella storia del calcio italiano. Il patron starà godendo del successo, ma al tempo stesso è già impegnato nella realizzazione dei nuovi sogni personali e non solo.


Idee e coraggio

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Il terzo scudetto del Napoli resterà per sempre nella storia. Oltre al dominio tattico e mentale, per la prima volta nel campionato italiano son prevalse le idee piuttosto che il denaro. Gli addii di lusso prima dell'inizio della stagione hanno portato gli scettici a parlare degli azzurri come una delle squadre più "deboli" del torneo. Ovviamente, il vero giudizio è arrivato sul campo (da sempre l'unico in grado di giudicare l'operato). Le mosse del presidente si son rivelate vincenti, visto che i nuovi entrati hanno coltivato la loro passione e soprattutto la propria fame di vittoria. Esiste un detto che recita: "Si chiude una porta, si apre un portone". È proprio quello che è successo al Napoli. Per una volta nella storia il portone era destinato solo ed esclusivamente al club azzurro. Il traguardo sarà ricordato per sempre, non solo per il modo in cui è arrivato ma per le idee trasmesse dal numero uno della dirigenza: Aurelio De Laurentiis. Quest'ultimo, con il suo carattere spesso scontroso, ha saputo riprogrammare e dare il giusto equilibro ad una rosa che probabilmente (o con certezza) l'aveva perso. Budget limitato è stata la parola chiave tra le mura di Castel Volturno, proprio dove è stato costruito il trionfo. Il minimo salariale imposto dal produttore cinematografico è stata la mossa vincente per liberarsi di calciatori adagiati e forse quasi demotivati. Gli innesti hanno portato i risultati sperati, sancendo così la rivalsa del Sud e soprattuto, di chi, troppo spesso è stato "escluso" dal tavolo delle grandi occasioni.

Ciclo

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Il terzo scudetto porta festeggiamenti prolungati in città. Era tanto atteso e finalmente è arrivato. Chi di dovere però sa già cosa fare. Non a caso, Aurelio De Laurentiis sta già lavorando al futuro del club. La speranza è che si possa aprire un ciclo, uno di quelli avvincenti che permetterà alla società di competere ai massimi livelli. Durante la festa al Maradona, il DS Cristiano Giuntoli citò parole importanti: "Con questo presidente non siate preoccupati per il futuro". In fondo non esiste affermazione più veritiera. Passeranno giorni o mesi, ma il patron non farà altro che salvaguardare il bene del gruppo. Plusvalenze fittizie, bilanci anomali e tanto altro non apparterrà mai alla storia di questo club. Il motto è ormai chiaro: lavorare bene e farlo con trasparenza. Non a caso, il successo del Napoli è arrivato prima negli uffici e dopodiché sul rettangolo verde. ADL ha dimostrato al mondo che fare calcio significa avere progetti duraturi e soprattuto limpidi. 

 

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A cura di Ferrara Giuseppe

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