editoriali

Lo diciamo senza mezze misure: la Coppa d’Africa può uccidere i sogni del Napoli

Lo diciamo senza mezze misure: la Coppa d’Africa può uccidere i sogni del Napoli

La Coppa d'Africa minaccia di prendersi la spina dorsale del Napoli

Giovanni Ibello

La Coppa d'Africa tra il Napoli e il suo sogno

Qualche anno fa Mario Sconcerti, un decano del giornalismo sportivo, disse una cosa che per i tifosi suona un po' assurda: "Il Napoli ha rotto le scatole, sono 10 anni che lotta per il vertice. Ora deve vincere il campionato". Al di là dell'ovvia provocazione, il giornalista non ha espresso un concetto così peregrino. Parliamoci chiaro, negli ultimi dieci anni gli azzurri sono stati gli unici a dare filo da torcere a una delle Juventus più forti di sempre (tralasciamo gli orridi siparietti del 2018); da Mazzarri a Sarri passando per il restauratore Ancelotti, la squadra ha fatto incetta di medaglie d'argento. Adesso è tempo di passare al metallo più pregiato.

Coppa d'Africa: Kalidou, Anguissa e Osimhen sono la spina dorsale del Napoli

 (Getty Images)

Abbiamo più volte scritto che la geografia del calcio italiano sta rapidamente cambiando e che mai come quest'anno il Napoli può davvero fare la voce grossa in un torneo senza padroni. Tutte le principali avversarie si sono indebolite, mentre gli azzurri, malgrado la mancata qualificazione Champions, hanno consolidato il proprio assetto. Il collettivo si esprime divinamente con un calcio verticale tanto piacevole alla vista quanto pragmatico nelle due fasi (16 gol all'attivo e solo due subiti). Insomma, la banda Spalletti vince e convince anche sotto l'aspetto dei numeri. Sarà presto, ma volendo fare una valutazione omnicomprensiva di tutte le variabili in gioco, al momento non ci sono motivi per non sognare il colpo grosso. Lo diciamo serenamente. C'è però un problema molto serio, un problema che si chiama Coppa d'Africa.

Vogliamo dirlo senza mezze misure: la Coppa d'Africa può uccidere il sogno scudetto del Napoli. La questione è molto semplice: è difficile pensare che gli azzurri, pur avendo una rosa piuttosto ampia, possano rinunciare da un momento all'altro a Koulibaly, Anguissa, Osimhen e Ounas. I primi tre, in particolare, costituiscono la spina dorsale della formazione tipo di Spalletti. Un "poker sanguinoso" che potrebbe togliere qualche certezza al gruppo. Per il gioco del Napoli le verticalizzazioni sono fondamentali e anche se in una squadra si dice che "tutti sono importanti, ma nessuno è indispensabile", fatichiamo a immaginare un Napoli senza Osimhen che semina il panico lì davanti. Discorso che si potrebbe copincollare anche per gli altri africani nei rispettivi ruoli di competenza.

Le partite da saltare (occhio a non dare per scontate certe cose)

I quattro dell'apocalisse - apocalisse per gli avversari, s'intende - dovrebbero saltare gli impegni contro Juventus, Sampdoria, Bologna, Salernitana e Venezia. In teoria solo la partita con la Vecchia Signora crea qualche grattacapo di troppo, ma Napoli-Verona insegna (e se perdi devi portare a casa qualche certezza) che non esistono gare vinte in partenza. Oltretutto i giocatori che tornano dalla Coppa d'Africa fanno tradizionalmente fatica a rientrare nei ritmi vertiginosi imposti dal nostro calcio. Non giriamoci intorno, non ignoriamo l'elefante nella stanza: il rischio che si rompa il giocattolo è concreto. Mettiamo un attimo da parte la honey moon da primato e pensiamo a come risolvere un guaio serio (guaio sportivo, ovviamente). Gli esperti di diritto sportivo ci dicono che se un club si rifiuta di far partire i propri tesserati le sanzioni sono esemplari.

C'è però una scappatoia e ce la ricorda Enrico Lubrano, avvocato del Napoli presso il Collegio di Garanzia dello Sport: "L’unica soluzione - ha detto Lubrano a Kiss Kiss - è un accordo tra le squadre interessate e la FIGC per il rinvio delle partite di campionato previste nel periodo in cui si gioca la Coppa". Vediamo se almeno questa strada, compatibilmente con gli impegni europei, è percorribile. La posta in gioco è altissima e non bisogna mollare neanche di un centimetro.

A cura di Giovanni Ibello

 

 

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