Ma questa squadra non mollerà fino alla fine: ha una sofferenza intrinseca, ma proprio in quella sofferenza tira fuori la sua compattezza che è l'arma in più di questo Napoli. L'unione è la costante di questo finale di campionato: intendiamo un unione di intenti, come quella lasciata trasparire da Conte in conferenza (solo i maligni ci hanno visto qualche stoccata al presidente). Certo, il famoso problema non è stato risolto, ma solo tolto: ma questa è l'unica pecca di una stagione fino ad oggi perfetta. Ma neanche questa può essere interpretata come una critica. Sfidiamo chiunque a dire che con altri giocatori a disposizione in panchina, Conte avrebbe giocato diversamente la gara con la Roma. Basta conoscerlo, ha le sue idee e legge la partita momento per momento. Nel finale bisognava difendersi, come fatto altre volte: ma non sembra può andare bene. Oggi possiamo solo elogiare lo spirito e il percorso fatto da questa squadra. Una costante crescita di mentalità e gioco che hanno portato a questi risultati e a questa classifica per la quale, giustamente, Conte avrebbe firmato (e anche noi). E allora insieme, fino alla fine: "Ubi tu ibi ego", il Napoli nella sua unione, e con l'Inter in una contrapposizione legata a doppio filo, tutto proprio come un matrimonio romano.
A cura di Giovanni Frezzetti
©RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA


/www.calcionapoli1926.it/assets/uploads/202305/6077855f64f8faf8a21e75e8615e840c.jpg)
/www.calcionapoli1926.it/assets/uploads/202506/276244da265849a47cb1f4f1d8046481-scaled-e1748773605579.jpg)