L'altro aspetto da migliorare è quello fisico: il tempo è poco, ma Conte e lo staff, oltre a lavorare sulla testa dei calciatori, dovranno farlo anche sulle gambe. Nel finale la squadra è apparsa stanca e poco lucida: c'è bisogno di recuperare energie e di una preparazione specifica per questi ultimi 180 minuti. Non tutti gli azzurri hanno brillato: a tirare la carretta sono stati i soliti. Oltre a Lukaku e a McTominay che è di un altro pianeta, in questo finale di stagione stanno sorprendendo Raspadori e Spinazzola. Il primo sta segnando gol importanti, il secondo sta incarnando pienamente l'anima di una squadra che sta lottando per lo scudetto. Insomma, gli uomini a cui appigliarsi in questo finale di stagione ci sono. Saranno loro, insieme a capitan Di Lorenzo, a dover prendere in mano la situazione. Questi due aspetti di cui abbiamo parlato saranno fondamentali per il rush finale.
Nelle ultime due gare non ci saranno scuse: le avversarie del Napoli, Parma e Cagliari, sono certamente inferiori a quelle che affronterà l'Inter, Lazio e Como. Gli azzurri hanno il destino nelle loro mani: sei punti vorrebbero dire scudetto. Sarebbe certamente sudato rispetto a quello di due anni fa, ma a Napoli siamo abituati storicamente alla sofferenza. Quante ingiustizie, quanti scippi, quante vittorie sempre sofferte, anche quando gli azzurri erano i più forti e avevano in squadra il Dio del calcio. Il napoletano ha antropologicamente dentro di sé questa sofferenza: non ci scoraggia nulla, lottiamo nelle difficoltà. Questa è la situazione più adatta per tirar fuori quello spirito di sacrificio. Quello scudetto di due anni fa, vinto passeggiando, è un unicum nella storia di Napoli: dobbiamo ritrovare quella abitudine alla sofferenza e dobbiamo averla stampata davanti agli occhi negli ultimi 180 minuti. Tutti: tifosi, allenatore, calciatori e dirigenti. Il traguardo storico è vicino ma per raggiungerlo amma faticà!
A cura di Giovanni Frezzetti
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