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Calma! A Napoli siamo storicamente abituati alla sofferenza

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Ricordiamoci come sono arrivate le vittorie nella nostra storia: lo scudetto di due anni fa è un'anomalia
Giovanni Frezzetti
Giovanni Frezzetti Caporedattore 

L'hanno detto anche Conte e i calciatori: il Napoli aveva un bonus e col Genoa se l'è purtroppo già giocato. Gli azzurri restano a +1 sull'Inter a due gare dalla fine: Parma e Cagliari saranno due finali e andranno affrontate in maniera diversa migliorando in particolare due aspetti. Ma il mister lo sa e lavorerà sulla testa e le gambe dei calciatori. Sarà un finale di sofferenza, ma Napoli è storicamente abituata.

Dopo il Genoa, ci vuole calma! A Napoli siamo storicamente abituati alla sofferenza

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Proprio quel gesto "testa testa" fatto da Conte durante la partita è la chiave per queste ultime due gare: serve non disunirsi, mantenere la calma e giocare la propria partita. Il Napoli è più forte delle due avversarie che si troverà dinanzi, e se farà il Napoli porterà a casa un traguardo storico e insperato. Non vogliamo neanche addentrarci nell'ipotesi che ciò non possa accadere, sarebbe distruttivo per l'ambiente. Circolerebbe un eccessivo pessimismo e una grande delusione nonostante la super stagione disputata. Comprensibile certo, ma pur sempre distruttivo. Tornando all'attualità, col Genoa è mancata la virtù dei forti: la calma. In alcuni momenti la squadra è sembrata troppo frenetica e non è riuscita a compiere l'allungo decisivo per evitare l'assalto finale della squadra di Vieira che, di riffa o di raffa, ha portato a casa il punto come trofeo stagionale. Il Napoli si è fatto fregare (nonostante i gol siano episodi sfortunati) portando la partita su dei binari scivolosi e tenendola costantemente in bilico senza mai riuscire a chiuderla: proprio ciò che voleva il Genoa. La tattica di Conte in queste gare è chiara: si parte forte e poi si gestisce, ma questa volta non ha funzionato (così come non aveva funzionato a Lecce).


L'altro aspetto da migliorare è quello fisico: il tempo è poco, ma Conte e lo staff, oltre a lavorare sulla testa dei calciatori, dovranno farlo anche sulle gambe. Nel finale la squadra è apparsa stanca e poco lucida: c'è bisogno di recuperare energie e di una preparazione specifica per questi ultimi 180 minuti. Non tutti gli azzurri hanno brillato: a tirare la carretta sono stati i soliti. Oltre a Lukaku e a McTominay che è di un altro pianeta, in questo finale di stagione stanno sorprendendo Raspadori e Spinazzola. Il primo sta segnando gol importanti, il secondo sta incarnando pienamente l'anima di una squadra che sta lottando per lo scudetto. Insomma, gli uomini a cui appigliarsi in questo finale di stagione ci sono. Saranno loro, insieme a capitan Di Lorenzo, a dover prendere in mano la situazione. Questi due aspetti di cui abbiamo parlato saranno fondamentali per il rush finale.

Nelle ultime due gare non ci saranno scuse: le avversarie del Napoli, Parma e Cagliari, sono certamente inferiori a quelle che affronterà l'Inter, Lazio e Como. Gli azzurri hanno il destino nelle loro mani: sei punti vorrebbero dire scudetto. Sarebbe certamente sudato rispetto a quello di due anni fa, ma a Napoli siamo abituati storicamente alla sofferenza. Quante ingiustizie, quanti scippi, quante vittorie sempre sofferte, anche quando gli azzurri erano i più forti e avevano in squadra il Dio del calcio. Il napoletano ha antropologicamente dentro di sé questa sofferenza: non ci scoraggia nulla, lottiamo nelle difficoltà. Questa è la situazione più adatta per tirar fuori quello spirito di sacrificio. Quello scudetto di due anni fa, vinto passeggiando, è un unicum nella storia di Napoli: dobbiamo ritrovare quella abitudine alla sofferenza e dobbiamo averla stampata davanti agli occhi negli ultimi 180 minuti. Tutti: tifosi, allenatore, calciatori e dirigenti. Il traguardo storico è vicino ma per raggiungerlo amma faticà!

A cura di Giovanni Frezzetti

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