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Pirandelliano, senza gusto nel gioco: quattro mesi e il Napoli è tornato brutalmente normale

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Quinta uscita stagionale per Garcia: tre vittorie, una sconfitta e un pareggio. 10 gol fatti, 5 subiti. Non un bottino all'altezza dell'anno scorso, ma prima si andrà avanti nel comprendere che è un nuovo Napoli e meglio sarà per tutti
Mattia Fele
Mattia Fele Editorialista 

Con più impegno che princìpi, il Napoli di Garcia porta a casa i primi tre punti della sua Champions League 2023-24. Contro un Braga modestissimo, fatto di tanti punti deboli e qualche buona individualità. L'obiettivo era il risultato ed è stato centrato, ma il discorso sul modo e sul come non può passare in secondo piano nella città del calcio di Spalletti e Sarri. Che ha sudato dannatamente per costruirsi un DNA di dominio delle partite e di calcio col pallone al piede, col talento e col divertimento. Non con i denti, non solo di grinta e in mai in balìa degli eventi e dell'avversario. Il Napoli al momento non dipende da se stesso, o almeno dà questa impressione. Questo gruppo ha scoperto una fragilità che ci ricorda quella della rosa maestra degli anni precedenti, forse dovuta anche al peso delle aspettative della città (e ai furenti attacchi di queste settimane, che forse dovrebbero placarsi per il bene anche tecnico) e all'insofferenza di alcuni giocatori alla situazione in toto venutasi a creare. Ma siamo sempre a scavare nel campo del non si sa.

Cosa invece sappiamo

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Il Napoli in Portogallo ha tirato tantissime volte in porta contro dei difensori ben più scarsi degli attaccanti che avevano di fronte, e ha poi subìto troppo per tutto l'arco dell'incontro. Non solo negli ultimi minuti, come si è sentito dire. Il primo tiro in porta è stato del Braga e anche l'ultimo. Questa squadra solo quattro mesi fa non prendeva tiri nello specchio neanche coi cannoni e non c'entra nulla Kim, ma tutto l'organico. Non si difende più di squadra, è addirittura Osimhen che dal campo deve chiamare gli altri alla pressione ultra-offensiva e il palleggio è solo un vecchio amico a cui si guarda con nostalgia. Di più, dopo ieri sera forse paradossalmente a Garcia va concesso un po' di respiro. Non perché non abbia fatto i suoi errori e non abbia i suoi difetti quanto ad aggiornamento tecnico-tattico e comunicazione (almeno per quanto visto ndr), piuttosto per le prestazioni di alcuni singoli che non possono avere niente a che fare con l'impostazione di gioco generale o meno. Semplicemente sono involuti. Lo è anche un giocatore delizioso come Kvaratskhelia, in netta difficoltà psicofisica e indietro di gamba. Lo è tremendamente Frank Anguissa, che sarebbe dovuto essere l'uomo di Garcia e invece nelle ultime partite è fisicamente e tecnicamente impresentabile.


Non è dunque solo questione di attecchirsi vicendevolmente, di trovare la quadra tra le persone e i professionisti. Al Napoli c'è un mix di umori negativi misti a evidenti difficoltà di condizione fisica, di unione tra i reparti, di scelte che scontentano. Di nostalgie verso il passato. Cosa tremendamente sbagliata e immatura ma che fanno tutti indistintamente, tifosi e non tifosi. Spalletti ieri era alla Continassa e parlottava con Allegri e Giuntoli, è il nuovo c.t. della Nazionale e l'anno scorso non tornerà. Resterà in una teca per la sua perfezione entusiastica. Estatica. L'oggi è un'altra storia e non è detto che sia per forza tutta da buttare, ma fanno bene i calciatori a dirsi infastiditi (questo incide sul campo? Chi può dirlo) dalle critiche esagerate che stanno piovendo sulle loro teste. Per lo meno la gara di Braga ha dimostrato a tutti che questa non è una squadra che fa finta. Non è umanamente slegata, non si sta ammutinando. Ci sono solo (tanti) problemi di calcio, di gioco. Risolvibili.

Questa rosa ha 3 punti nel girone di Champions League e 7 punti in campionato, ha segnato 10 gol e ne ha subìti 5. Poteva segnarne di più e subirne meno. L'aspetto più allarmante restano i troppi contropiedi, le troppe situazioni in transizione negativa difficili da gestire e che lasciano un mare aperto di spazi alla qualità dei giocatori avversari. Può venirne fuori una stagione di grandissime partite e di pessime figure, un po' alla deriva e in base alla posizione delle stelle e degli eventi. Alla casualità dei tiri e delle giocate degli altri. Questo non è il Napoli che ha voluto costruire De Laurentiis nel tempo, per cui speriamo di essere smentiti. Bologna, Udinese e Lecce prima del Real Madrid sono una prova che potrebbe dire tutto come niente, di certo Garcia ha l'obbligo di tentare la via di una coerenza, di un unico percorso per una squadra che ha dimostrato di elevarsi con entusiasmo oltre i propri pregi con una direzione ben precisa e un gioco codificato. Senza quello, bisognerà cercarne un altro ma che sia anch'esso specifico. Su questo non c'è scampo ed è bene che anche De Laurentiis si accorga in fretta se Garcia possa essere o meno l'uomo adatto per imprimere un assetto mnemonico nei calciatori. Per ora il Napoli non è di Spalletti perché non domina e subisce, non è di Garcia perché produce ma non segna e non sa cosa significhi contropiede, prende solo tiri su tiri e si sfiamma perché non ancora in condizione. È a stento una squadra e resta preoccupante.

Di Mattia Fele

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