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Garcia: “Sono a Napoli per vincere, qui il calcio è una religione. Su Osimhen…”

Garcia: “Sono a Napoli per vincere, qui il calcio è una religione. Su Osimhen…” - immagine 1
L'allenatore francese è intervenuto questa sera all'incontro con i tifosi insieme ai calciatori Juan Jesus e Gollini
Enrico Esposito

L'allenatore del Napoli Rudi Garcia è intervenuto questa sera all'incontro con i tifosi insieme ai calciatori Juan Jesus e Gollini. Il tecnico azzurro ha risposto alle diverse domande rivolte dal pubblico.

Garcia su Osimhen, Raspadori e molto altro

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"Ambizioni? Quando si gioca, lo si fa per vincere. La mia prima sensazione quando sono arrivato in città - era metà giugno - ho visto Napoli tutta azzurra e non solo nel mare o nel cielo. Ho visto tante bandiere e striscioni e mi è piaciuto da morire: sapevo di questa grande passione ma ho capito che c'è di più, è come una religione. Spazio per Raspadori? La risposta è semplice: per vincere non ci vuole solo un ingrediente. Ci vuole sale, pepe, basilico e Raspadori è uno di quegli ingredienti. Un qualcosa in più che mette sale, pepe e gol a tutti gli effetti. Sono una persona che ama la logica: se una squadra gioca bene e lo fa spessissimo, allora ha più chance di vincere le partite. L'obiettivo è questo. Kim? Abbiamo come difensori centrali Juan Jesus che è un ottimo giocatore, così come Rrahmani e Ostigard. Questi li abbiamo in casa e non si muovono. Poi, se possiamo trovare un quarto numericamente che ha la possibilità di mostrare delle qualità per giocare titolare ben venga, altrimenti ne ho già tre. Osimhen? Arriva domani con tutti gli altri ed è sotto contratto. Il presidente ha molta ambizione e vuole tenerlo, ha fatto grandi cose con il Napoli. Avremo una squadra di qualità. Napoli è piena d'arte e voglio scoprirla fino in fondo: si può godere del clima e del cibo. Ndombele? Ovviamente devo innanzitutto allenare tutto il mio gruppo: il nostro centrocampo ha tanta qualità offensiva però devo dire che a me piacerebbe che trovassimo un calciatore fisico per aiutare Anguissa. Tiri dal limite? Quando giochi con squadre schierate, una delle possibilità per fare gol è anche il tiro da lontano. Vediamo chi nel nostro gruppo è bravo nel farlo e ci lavoreremo".


Quando scelse di diventare allenatore? "Provai a convincermi di non fare questo mestiere perché vedevo mio padre che lavorava tutto il giorno tutti i giorni. Nei weekend tornava in piena notte e l'ho visto pochissimo: ha dato tutto sul lavoro per farci felici, per cui mi sono detto che fosse un mestiere troppo ingrato. Però sapevo nel profondo del mio cuore che ero fatto per questo che è il mestiere più bello di tutti. Come gestirò il gruppo? Soprattutto dal punto di vista mentale, quello sarà fondamentale. Penso a quando ho fatto doppietta con il Lille e sono rimasto: i miei giocatori penso che daranno il massimo ma il mio compito sarà quello di spingerli affinché rimangano a questo livello ancora e ancora, per non restare mai sazi. Come giocheremo l'anno prossimo? In undici! (ride ndr). Faremo un gioco efficace e dovremo vincere le partite. Se il 4-3-3 non andrà bene per vincere una partita, non lo adopereremo. Ma già in amichevole partiremo così. Sui giovani? C'è qualche profilo interessante ma non voglio fare nomi. Vedremo anche quando tornano gli altri. Se per esempio abbiamo troppi attaccanti è più difficile che ci sia spazio per un giovane. Bisogna avere gli occhi grandi... Juventus? Il calcio è cambiato, ora c'è il VAR anche se non toglie tutti gli errori. Il violino l'ho lasciato a casa e spero che non serva..".

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