Napoli, una vittoria che dà slancio: la tattica della partita spiegata col subbuteo

Le criticità, comunque, restano e sono state evidenziate dal gioco vivace e propositivo del Bologna: scollamento tra i reparti, difficoltà nella costruzione, scelte rivedibili nel difendere l’area di rigore, le poche affinità e incastri tecnici a centrocampo. Gattuso continua col suo 4-2-3-1 insistendo sulla coppia Demme-Ruiz e confermando Mertens al centro dell’attacco. La capacità di Demme di azionare deciso il pressing e il contropressing, coprendo varie zone di campo, è di qualità, peccato che essendo un movimento collettivo, il pressing, abbia bisogno che i compagni facciano altrettanto. Anche in questo bisogna trovare continuità ed evitare che la linea di pressione venga saltata troppo facilmente.
La differenza tra un buon o cattivo pressing la fa il timing d’azione e dove venga indirizzato il possesso avversario: per questo risultano fondamentali le posture, le marcature e coperture preventive. L’azione di uno sblocca i restanti dieci che salgono in avanti, altrimenti risulta inutile e dannoso. Ed è questo uno dei motivi per cui il Napoli viene attaccato spesso frontalmente dalle squadre avversarie, ripiegando con affanno dietro. Dall’altro verso, quando cioè il Napoli costruisce la manovra, le soluzioni sono ancora poco creative e prevedibili: sul gol subito, la palla ritorna da destra ad Ospina il quale serve Demme con quest’ultimo che sbagliando il controllo causa il gol di Soriano. Tuttavia, ogni errore individuale è spesso parte di un errore collettivo o di concetto. Piatto nel controllo Ospina oltre che Koulibaly poco reattivo nell’allargarsi e dare una soluzione aperta a sinistra.
Il portiere colombiano si affida ad una palla avanti a Demme in cui già c’erano 3 calciatori di Mihalovic in pressing e la tavola dell’errore è apparecchiata. Il gol realizzato da Osimhen è una bozza delle sue potenzialità in campo aperto. Bologna che difende in 1 vs 1 dietro cercando di riaprire la partita, ma viene punita in un’azione verticale col tocco di Zielinski per l’attaccante nigeriano. Grezzo è grezzo, probabilmente ha bisogno di irrobustirsi per attutire meglio i colpi, ma lanciato coi tempi giusti in avanti è un incubo per le difese. Nel filotto di partite che verranno, le strategie di gioco decreteranno la possibilità o meno di accedere alla prossima Champions.
Contributo a cura di Bruno Conte
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