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THE WINNER IS – FABIÁN: “Dai diamanti non nasce niente, dal «fango» nascono i fior”

THE WINNER IS – FABIÁN: “Dai diamanti non nasce niente, dal «fango» nascono i fior”

THE WINNER IS - FABIÁN: "Dai diamanti non nasce niente, dal «fango» nascono i fior". Ecco la rubrica del vincitore

Redazione

Cari lettori di CalcioNapoli1926.it eccoci alla rubrica "THE WINNER IS" che ha lo scopo di decretare il vincitore della settimana in base ad una serie di parametri quali: la morale, l'etica, la bravura, l'intelligenza ma ci sarà anche spazio all'ironia e la satira.

Questa settimana è realmente lampante chi sia entrato in campo come un fulmine e ha squarciato il campo verde scuro del Luigi Ferraris: è FABIÁN RUIZ.

CAMBIO - Carlo Ancelotti assolutamente azzecca in pieno i cambi: fuori i due polacchi che sembrano privi di inventiva, privi di spunti per un Dries Mertens affamato come sempre e Fabián Ruiz grintoso. In effetti sembra strano vedere un giovane ragazzo di 22 anni entrare con una tale foga. A certe età si è sempre un po' "molli" e non è una questione fisica, anzi. Si parla di attitudine, di "mood" direbbero gli amici inglesi ossia di stato d'animo, disposizione, umore. Continuando a inglesizzare in quanto questa lingua pare pregnante e forte nell'esprimere i concetti, lo spagnolo è entrato carico di "good vibes" ossia di "buone vibrazioni" che gli hanno realmente permesso di cambiare un'intera partita.

PRIMA - A dirla tutta sembrava la classica partita in cui si perde: tutte le avversità erano presenti. Un Napoli che in attacco gioca bene ma con poca inventiva, non riesce a concretizzare. Arriva poi al minuto '20 il gol di Christian Kouame sull'errore di Elseid Hysaj che semplicemente guarda arrivare il cross e di fatto lo battezza con lo sguardo: gol. La reazione del Napoli stenta a venire, pochi spunti, pochi guizzi ma soprattutto non vincenti. C'è il palo di Lorenzo Insigne, Piotr Zielinski che si fa dire di no dal difensore rossoblu, Arek Milik che non segna un gol quasi fatto e si prende il due di picche da Ionut Radu. Eccetto queste azioni il match sembra statico, spento, sottotono. Al 58esimo arriva poi il fischio dell'arbitro. La gara è sospesa da Abisso per nubifragio, la palla non rotolava più, era ferma: come il Napoli.

AVVERSITÀ - La partita riprende minuti dopo quando l'alluvione si è placata e gli addetti cercano il più possibile di pulire il campo dal fango e dall'acqua. Gli uomini di Carlo Ancelotti sono in netta difficoltà. Psicologicamente un'interruzione di questo genere non può giovare, sono sotto 1-0 e mancano soltanto trenta minuti che in un'altra partita sarebbero risultati abbastanza ma con un campo ridotto in quello stato risulta solo una tortura. La partita contro il Genoa diventa una lotta contro le difficoltà: acqua, fango, minuti che scadono. Da quel momento bisogna capire che è diventato il gioco degli scacchi. Ci vuole astuzia, intelligenza, tenacia e grinta. La qualità serve meno, così come la tecnica. Il campo non permette di fare acrobazie o prendersi standing ovation: bisogna essere pragmatici.

FABIÁN RUIZ - E così, uno sugli altri, sfodera le armi migliori: l'intelligenza e la tenacia. Arguto, ostinato, caparbio, acuto, ingegnoso, testardo: Ruiz si mostra capace di tutto ciò. La tecnica è fuori discussione ma sono queste sfumature che hanno permesso la differenza. Un esempio lampante del suo acume, propriamente come acutezza mentale, perspicacia, lo si nota quando a un certo punto, trovandosi sulla fascia di sinistra in cui regnava sovrano il fango, capisce che il pallone non rotola, che non è possibile far nulla: tutto d'un tratto ferma il pallone, palleggio e spazza. Un gesto magari banale, sfuggito a occhi altrui, ma che incamera tutte le qualità intellettuali dell'ex Betis.

DE ANDRÉ - Fabrizio De André, noto cantautore italiano, nella sua celeberrima canzone "Via dal campo", cantava e metteva per iscritto un'assoluta verità: "Dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior". Quello di Genova non era propriamente letame ma fango, fanghiglia, melma da cui è sorto un solo uomo: Fabián Ruiz. Il numero 8 si è calato, si è sporcato le mani e soprattutto i piedi nel fango più difficile di sempre. Il peggior nemico tutto d'un tratto era il campo, non più gli avversari. Lo spagnolo si è pulito lo scarpino sinistro e tenendo a mente De André, ha voluto dar riprova che è dal fango che nascono i fior.

E così, nonostante l'autunno e il freddo, come un fiore di primavera è sbocciato Fabián Ruiz.

di Claudia Vivenzio