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THE WINNER IS – ANCELOTTI tra intelligenza ed esperienza: Re Carlo decide di vincerla e lo fa!

THE WINNER IS – ANCELOTTI tra intelligenza ed esperienza: Re Carlo decide di vincerla e lo fa!

THE WINNER IS - ANCELOTTI tra intelligenza ed esperienza: Re Carlo decide di vincerla e lo fa! Ecco la rubrica del vincitore

Redazione

Cari lettori di CalcioNapoli1926.it eccoci alla rubrica "THE WINNER IS" che ha lo scopo di decretare il vincitore della settimana in base ad una serie di parametri quali: la morale, l'etica, la bravura, l'intelligenza ma ci sarà anche spazio all'ironia e la satira.

Questa settimana c'è tanto da gioire ed il vincitore viene scelto per tantissime qualità, una sopra di tutte: l'intelligenza.

Il calcio spesso, è uno sport che viene sopravvaluto rispetto alle capacità intellettive. Erroneamente si crede che la qualità, i soldi, il mercato, i calciatori facciano la differenza: ma basta guardare un giocatore estremamente dotato tecnicamente ma scarsamente intellettivamente, compierà sempre le scelte sbagliate. Sotto porta magari tirerà e sbaglierà senza guardare il compagno libero ed assicurarsi il gol, non farà il passaggio che crea l'imbucata vincete. L'intelligenza nel calcio fa la differenza: saper avere la capacità di giudizio, di critica di compiere le scelte giuste al momento giusto è tutto!

L'uomo che si aggiudica il titolo di "vincitore" della settimana rappresenta tutte le qualità sopracitate: CARLO ANCELOTTI.

Il tecnico azzurro è colui che ha compiuto la differenza nel match importantissimo di Champions League tra Napoli e Liverpool: decide di voler vincere la partita e lo fa, senza mezzi termini. Di punto ed in bianco sceglie di fare a meno di Hysaj, non soltanto per la pessima prestazione offerta contro la Juventus, ma anche perché la difesa doveva far fronte a tre mostri sacri come Salah, Firmino e Mané.

Allora Ancelotti decide che anziché due torri centrali, ce ne debbano essere ben tre così come gli attaccanti dei Reds, l'uomo scelto è così Maksimovic. Dunque che ognuno stia alle calcagna del proprio uomo. Non devono neanche girarsi, non devono respirare, devono pregare il tecnico Klopp di tornare a casa.

Re Carlo stravolge il sistema tattico del Napoli, ogni schema del passato è saltato: diventa un 4-5-1 nella fase difensiva ed un 3-4-2 in fase offensiva, è la rivoluzione delle rivoluzioni, qualcosa di mai visto prima. La scelta del tecnico è intelligente, astuta, studiata ad hoc per l'avversario che ha di fronte. E' una decisione presa su misura, come se avesse realmente preso le misure del Liverpool e ne avesse fatto un vestito calzante a pennello.

Anzi, Ancelotti fa qualcosa in più. E' consapevole che il club di Klopp è una bomba ad orologeria: il gol prima o poi arriverà. Così decide di studiare e studiare in settimana, è lui l'artificiere: disinnesca la bomba. Ed è questo il risultato è un Liverpool irriconoscibile, assolutamente inoffensivo, innocuo, non crea pericoli, non fa paura. Udite udite, i vice campioni d'Europa sono stati completamente annullati, disinnescati da Carlo Ancelotti: da non credere, o forse sì, perché l'allenatore di Reggiolo è di indiscutibili qualità e non sono soltanto i trofei che parlano, ma è la sua intelligenza nella vita e così anche nel calcio che lo dimostrano.

Il calcio espresso dal Napoli è fenomenale, fa sognare tutti i tifosi azzurri. Anche i cambi sono assolutamente appropriati: esce Milik (che ha giocato in modo eccelso) per Mertens che spacca la partita ed entra in modo dirompente quasi arrogante. Il belga va prima vicino al gol del vantaggio, ma la traversa maledetta gli dice di no, di qui la scaramanzia del popolo napoletano ha il sopravvento "La porta è stregata! Non entrerà mai più". Ed invece è al '90 che il numero 14 inizia l'azione con un tacco, procede per Callejon e finisce con una scivolata, magari scomposta, ma efficacissima di Insigne che permette l'esplosione totale e delirante del San Paolo: i tre folletti rifiniscono un'impresa che però parte dalla panchina, da Carlo Ancelotti, l'indiscusso autore di quella che potremmo assolutamente definire "la partita perfetta" che più perfetta proprio non si può.

di Claudia Vivenzio

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