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Ventura: “Nazionale? Sono diventato l’unico colpevole. Ho sbagliato a non dimettermi. Lasciato solo”

Ventura: “Nazionale? Sono diventato l’unico colpevole. Ho sbagliato a non dimettermi. Lasciato solo”

L'ex ct della Nazionale Italiana, Gian Piero Ventura, ha rilasciato alcune dichiarazioni alla Gazzetta dello Sport

Redazione

L'ex ct della Nazionale Italiana, Gian Piero Ventura, ha rilasciato alcune dichiarazioni alla Gazzetta dello Sport.

Ventura, ma lei il senso a questa storia che ci ha estromesso dal Mondiale, l’ha trovato?

"Non ho trovato un senso, ma ho una spiegazione: ho fatto calcio per 35 anni, sul campo, ma non mi sono mai occupato della politica sportiva, non ho mai fatto parte di un Sistema. Ho sempre pensato che l’essere conta più dell’apparire. Che produrre conta più che promettere. Il progetto che avevo messo sul tavolo stava andando bene. Avevo ereditato l’Italia più anziana degli ultimi 50 anni e la stavo svecchiando con l’inserimento massiccio di giovani: ho fatto esordire 14 giocatori nuovi. Se ci fossimo qualificati questi giovani sarebbero stati inseriti nella lista per il Mondiale dove continuo a credere che l’Italia avrebbe fatto bene. Russia 2018 doveva essere il trampolino di lancio per essere poi tra i favoriti all’Europeo 2020. Tutto aveva un senso e ha funzionato fino alla gara con la Spagna. Siamo arrivati a quella partita reduci da 7 vittorie e 2 pareggi e dell’appoggio dei tifosi. Dopo quella gara è partita invece una demolizione senza precedenti, un delitto premeditato mai visto..."

La Spagna dunque è stata lo spartiacque della sua (dis)avventura azzurra?

"Senza alcun dubbio. Dopo quella sconfitta è iniziata una delegittimazione continua: sono diventato l’unico colpevole di tutti i mali. La Figc spettatrice, la squadra salvata: tutta colpa di ventura. ventura ha preso il palo, ventura ha sbagliato il gol, ventura ha fatto uscire l’Italia dal Mondiale, ventura ha fatto commissariare la Figc... Fino alla Spagna io ho fatto l’allenatore della Nazionale, dopo ho fatto il pungiball".

Allenatore? Voleva dire c.t.

"No, io ho allenato, ma non sono mai stato il c.t. Perché quella è una figura istituzionale, che implica il rispetto e il sostegno di chi gira intorno a lui. E io non l’ho mai sentito davvero fino in fondo. Già prima della Spagna mandai un’email ai vertici della Federazione dicendo che mi sentivo solo, non più al centro di un progetto, senza sostegno. Non a caso i giornali in quei giorni titolarono: “ventura, un c.t. solo...”. C’erano già stati atti che andavano verso una delegittimazione mai vista. E pensare che ero ancora imbattuto".

Mi perdoni, la fermo subito. Se già sentiva intorno a sé terra bruciata, perché è rimasto?

"Me lo chiedo anche io...Per passione, per affetto, per presunzione, non lo so bene neanche io. So solo che in quel momento sentivo forte dentro di me l’attaccamento all’Azzurro e a tutto quello che per me aveva sempre rappresentato. Sentivo che nonostante tutto ce l’avremmo fatta. Di certo questa è una mia grandissima colpa. Dovevo dimettermi quando dopo essere stato scelto da Lippi, che doveva essere il d.t., mi ritrovai senza più Marcello accanto. Dovevo dimettermi dopo che era stato annunciato che sarei stato io il d.t. di tutte le Nazionali e invece quella carica fu affidata ad altri per motivi “elettorali”. Nel calcio, come in una azienda, se vieni delegittimato, non conti più, sei un bersaglio, puoi solo sbagliare".

E si ritorna alla Spagna…

"Un minuto dopo la prima sconfitta tutti già chiedevano le mie dimissioni, in tv nelle trasmissioni c’era l’hashtag #acasaventura. E dicevano tutti che dovevo vergognarmi...E di cosa? Di aver perso contro la nazionale più forte del mondo? Quella che poi ha rifilato 6 gol all’Argentina? Tre giorni dopo, contro Israele, dopo 10 minuti lo stadio di Reggio Emilia già fischiava. Una cosa mia vista. In quel momento dovevo capire che l’avventura era finita. E per la terza volta ho sbagliato a non dimettermi. Andando incontro a uno stillicidio quotidiano. Non c’è stata una sola persona, né dentro né fuori le istituzioni sportive che abbia preso le mie difese".

Un doppio confronto con la Svezia con una vigilia pesante.

"Sembrava non si aspettasse altro che una caduta. Tutti al momento dell’uscita del calendario sapevamo che l’Italia, salvo miracoli, sarebbe andata agli spareggi. Una volta lì, è stato dipinto come un incubo. C’era un clima da resa dei conti, sono finito dentro un ingranaggio più grande di me. Si anticipava che l’uscita dell’Italia avrebbe portato, come poi è successo, non solo la mia caduta ma altri cambiamenti. Tanto che io mi sono chiesto: ma chi voleva andare davvero ai Mondiali?"

E si è dato una risposta?

"Non lo so. Sicuramente i tifosi italiani".