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Amarcord Udinese-Napoli, dal fallimento alle umiliazioni della C: 14 anni fa il pokerissimo che decreta la fine di un incubo! VIDEO

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Il giorno in cui il Napoli fu restituito ai napoletani...

Giovanni Ibello

Il 2 settembre del 2007 è uno dei turning point della storia calcistica napoletana. Dopo i fasti maradoniani, il nuovo millennio iniziò nel peggiore dei modi: retrocessioni e fallimenti relegarono il club azzurro alla periferia del futbol italiano. Nei rotocalchi della domenica sera, i partenopei venivano trattati come una specie in via d'estinzione. Chi vi scrive era poco più di un adolescente; Alberto Brandi, all'epoca conduttore di Controcampo, squadernava l'argomento Napoli a mezzanotte inoltrata. E che fatica restare svegli sapendo che l'indomani si va a scuola... E' difficile spiegare a un professore che tu, giovane sostenitore, non schiodi dalla tv fino all'una di notte per ascoltare un paio di dichiarazioni - spesso svogliate o di circostanza - sulla tua squadra del cuore.

Pocho e Marek. Non lo sapevano, ma avrebbero fatto la storia di questo club

Con la promozione in Serie A (anno 2007) in casa azzurri c'è aria di restaurazione. Tuttavia, la sensazione comune a inizio campionato è che il Napoli non abbia una rosa adeguata alla categoria. Le cronache dell'epoca ci raccontano di un Lavezzi che era visto come il gordito, l'ex elettricista dalla testa calda che veniva a far danni dall'Argentina. Marek Hamsik invece era il prototipo della giovane promessa, tutta da mantenere. All'esordio in massima serie, i ragazzi di Reja furono clamorosamente randellati dal Cagliari. Gol di Matri e Foggia... che batosta.

"Questi fanno fatica a salvarsi", sentenziava qualche media già dopo la prima giornata di campionato. La storia cambia radicalmente il 2 settembre, quando gli azzurri sono di scena al Friuli di Udine e asfaltano per cinque a zero l'undici di casa. Veniamo alla cronaca del match. I partenopei passano al 15' quando Gargano lancia in profondità uno scatenato Lavezzi. L'argentino dribbla - per non dire fulmina - il marcatore diretto (Mesto), anticipa l'accorrente Coda e serve un cioccolattino per Zalayeta. Il Panteron piazza la zampata e trasforma in rete senza farsi pregare. Ma questo è solo l'inizio di una partita che, di fatto, a distanza di dieci anni restituisce Napoli ai napoletani. A fine gara i tifosi urlano dagli spalti "Vi vogliamo così!", mentre De Laurentiis, sornione, se la ride in tribuna.

In foto: Marcelo Zalayeta da Montevideo, detto "El Panteron"

Al minuto 41 sugli sviluppi di un calcio d'angolo, la palla finisce tra i piedi di Domizzi che quasi non ci crede: tiro e gol, due a zero. Apoteosi Napoli! L'Udinese prova a raccogliere le idee nell'intervallo, ma nel secondo tempo il copione non cambia. Pasquale Marino decide di rimescolare le carte. Sivok rileva uno spento Boudianski, con Gokhan Inler che viene dirottato al centro del campo. La mossa tattica, però, non sortisce effetti. Lavezzi chiude la contesa al 20esimo minuto quando, ricevuta palla sull'out di destra, si esibisce in una prodigiosa sterzata volta ad annichilire il povero Mesto. Il Pocho controlla la sfera quel tanto che basta da rendere letale il tiro.

Non c'è più storia. Nei minuti che restano l'Udinese consegna anche lo scalpo! Al 25', il portiere Chimenti sbaglia clamorosamente l'uscita su cross basso di Grava. Zalayeta, incredulo, può solo ringraziare e depositare la sfera nel sacco. Ma non è tutto! C'è gloria anche per l'ex di turno, Roberto Sosa. L'ariete argentino, eroe della C nonché ultimo calciatore del Napoli ad aver indossato la 10 di Maradona. A dieci minuti dal triplice fischio finale, il Pampa anticipa il portiere in uscita e colpisce la palla di testa. E' ancora gol, cinque a zero, tifosi ubriachi di felicità! Quel pokerissimo cambierà per sempre le sorti del Napoli di De Laurentiis.

Con quel risultato il club dirà a tutte le grandi: ci siamo anche noi. Lo sa bene il Milan di Ancelotti che nell'ultimo impegno della stagione chiede strada al San Paolo per la qualificazione in Champions. Il verdetto? Un secco 3 a 1 con i rossoneri condannati all'Europa League.

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