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È stato uno scudetto più difficile di quello che è sembrato. La Juve sempre in testa, ma per metà ca

Sconcerti

È stato uno scudetto più difficile di quello che è sembrato. La Juve sempre in testa, ma per metà campionato ha perso spesso, alla 4ª giornata, alla 9ª, alla 14ª, alla 20ª. Troppe sconfitte ravvicinate, tante gare...

Redazione

È stato uno scudetto più difficile di quello che è sembrato. La Juve sempre in testa, ma per metà campionato ha perso spesso, alla 4ª giornata, alla 9ª, alla 14ª, alla 20ª. Troppe sconfitte ravvicinate, tante gare così si perdono in un anno intero.

Dopo la quarta infatti Allegri ha cambiato tutto e dato il via alla fondazione di un calcio mai visto né in Italia né altrove. Purtroppo il calcio si gioca sempre e dovunque, tanta cronaca non dà mai modo di pensare, ma non c’è mai stata nel calcio moderno una squadra come l’ultima Juve di Allegri, con solo due-tre giocatori adatti a difendere, gli altri con chiare propensioni offensive.

Qualcosa di simile aveva fatto Conte con il suo 3-3-4 iniziale che era rimasto però abbastanza nelle intenzioni. Credo sia questo ribaltamento dei parametri classici quello che resterà nella storia dei campionati. Gli inventori di qualcosa nel calcio sono sempre più rari perché è stato ormai inventato tutto. Allegri c’è riuscito, nel modo più estremo, ma ce l’ha fatta. È stato un campionato più difficile per la Juve anche perché nessun avversario ha mai mollato.

Quattro punti di vantaggio sono niente, segnano una posizione ma non un dominio. E ancora non è finita. La Juve ha subìto inoltre il 30 per cento in più dei gol di un anno fa, mai così numerosi nei sei anni (26). E ha segnato 15 reti meno del Napoli, 13 meno della Roma. Higuain è andato bene ma non ha dominato, Dybala ha cambiato ruolo, è cresciuto molto tatticamente, ma sta chiudendo a soli 10 gol. Mandzukic è stato un eroe ma costringe a pensare se sia l’uomo migliore per il tipo di compiti affidatigli.

L’unico mai sostituito è stato Khedira, di solito il più sostituibile per necessità muscolari. In sostanza, non è una Juve senza domande. Abbiamo visto un’eccezione nei numeri, nell’idea di gioco, ma domani è già un’altra scommessa. Per questo mi sembra che sia lo scudetto di altri, meno dei giocatori e più di Allegri ed Agnelli.

È stata decisiva la forza dura per tenere una direzione più che l’estro dei campioni. C’è stata la costanza di tutti, non l’affresco dei singoli. È questa continuità anche la vera chiave per Cardiff. Là, o tutti, o nessuno.

Fonte: di Mario Sconcerti per il Corriere della Sera

REDAZIONE - Antonio De Crecchio.