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Spalletti: “Empoli gara delicata, la presunzione la fine della crescita. Su Anguissa…”

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Le dichiarazioni dell'allenatore in conferenza alla vigilia di Empoli-Napoli

Edoardo Riccio

Quest'oggi Luciano Spalletti, tecnico del Napoli, interverrà in conferenza stampa da Castel Volturno, alla vigilia della sfida con l'Empoli, l'ultima del 2022. Come di consueto, l'allenatore si sottopone ai quesiti di diversi giornalisti sui temi caldi (sia tecnici che non) riguardanti la seconda parte della stagione, parte fondamentale in vista del coronamento del sogno scudetto.

La conferenza di Spalletti

spalletti fornoni
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Di seguito le dichiarazioni dell'allenatore italiano in conferenza stampa: "Ho appreso da poco la notizia di Maurizio, sono dispiaciuto per la sua scomparsa. Sono vicino al dolore della, famiglia, ha fatto tanto".

Sulla partita con l'Empoli dell'anno scorso: "Il Napoli ha fatto dei passi in avanti se si analizzano queste sconfitte. Anche l'anno scorso dopo quel risultato, facemmo un balzo in avanti. Situazioni simili sono state ammortizzate bene. Sarà una gara delicata per la precisa geometria tattica dell'Empoli, dovremmo scardinare la loro compattezza. Hanno calciatori fortissimi come Vicario, Parisi o Baldanzi. Questi calciatori giocheranno nelle grandi squadre, le quali lotteranno per risultati importanti. Conosciamo bene anche Luperto, andato via per la necessità di giocare. Sono segni della difficoltà della gara. Dovremmo essere bravi. Come quando si indossa degli occhiali da fabbro, lo sguardo è rivolto solo in avanti, c'è una barriera nera di lato".

Sul suo passato all'Empoli: "Sono cresciuto in quell'ambiente. Per maturare in modo corretto, bisogna ispirarsi al modo di fare calcio visto ad Empoli, per la visione di quella società. Sono stato avvantaggiato a lavorare in quell'ambiente sia per quanto riguarda la mia carriera da giocatore sia da allenatore. Mi sono portato dietro tanti benefici. Strada facendo poi si incontrano diverse esperienze da utilizzare in modo corretto, per accorgersi di ciò che di bello si ha davanti. Il mio percorso è stato costituito di queste attenzioni, ho avuto la fortuna di incontrare calciatori forti i quali mi hanno consentito di lavorare con un club importante come il Napoli".

Sulla gestione della squadra: "Solitamente le trasferte determinano sempre stanchezze. L'unico modo per rimettersi a posto è il riposo. Ho concesso del riposo alla squadra dopo l'ultima gara. Poi abbiamo dei preparatori molto abili, i quali mi indicano precisamente il carico dei futuri allenamenti. Distanze e velocità degli allenamenti fanno la differenza per il carico muscolare e mentale, si fa in questo modo per non risentire della stanchezza. Poi sono massaggi alla testa e ai muscoli partite come l'ultima di Francoforte, funzionano meglio dei massaggi dei massaggiatori. Stanno tutti bene, scegliamo poi il meglio possibile per ogni partita, sebbene abbia sempre tanti dubbi per i calciatori della rosa".

Un aggettivo per descrivere la squadra: "Non fare confusione tra il lavoro e la scaramanzia, perché dobbiamo fare ciò che abbiamo davanti. C'è chi vuole comprare pasticcini e spumante, ma se non c'è il compleanno di qualche azzurro non mangiamo pasticcini. Bisogna lavorare in modo corretto, perché alcune partite possono distruggere intere stagioni per la forza e l'equilibrio frantumato della squadra. Ad Empoli fu una brutta sconfitta, diventano devastanti partite simili, abbiamo sofferto. Senza camera d'aria, gomme piene e via. Si fa fatica ad interpretare le difficoltà della gara, se si interpretasse il mio ruolo sarebbe diverso. Nessuna scaramanzia, dobbiamo vincere per dare soddisfazione alla città per l'amore infinito del colore azzurro. Non dobbiamo commettere errori, non permetteremo all'euforia di trasformarsi in presunzione, che rappresenta la fine della crescita personale".

Sul modello Napoli: "Non so se questa squadra possa diventare un modello, noi tentiamo di giocare un bel calcio. Queste sono le nostre caratteristiche. Dipende sempre dal genere di squadra e dalla valutazioni fatte a corso dell'opera. Inutile trovare un sostituto con calciatori come Di Lorenzo Osimhen, in grado di fare scatti devastanti per essere disponibile ed aiutare la squadra. Questi sono elementi super su cui fare attenzione. Poi ci sono giocatori che hanno bisogno di riposare per la potenza non eccessiva del loro motore, o per le abitudini poi modificate. Bisogna sempre rendere un giocatore un titolare o una riserva. Sono valutazioni le quali vanno fatte strada facendo ed in base alla determinazione della forza espressa lentamente dai calciatori".

Sul limite tra la presunzione e la consapevolezza di esser forti: "Il limite è rappresentato dal lavoro, quando ci si allena costantemente. Soprattutto quando si indossa una maglia importante come quella azzurra, è necessario dare un segnale a chi ci guarda, come i bambini, le persone più importanti di questo sport".

Su Anguissa: "Prendo per buono quello che mi passa davanti. Conoscevo Lobotka quando ero all'Inter grazie ad Alessandro Pane. Si cercava la possibilità di aggiungere un calciatore in quel ruolo, ma non potevamo investire una grossa cifra. Conoscevo bene Lobo quando sono approdato al Napoli. Anguissa, invece, è fortissimo, è un extra-large dal punto di vista della condotta, svolge bene sia la base difensiva sia offensiva. Conosce bene il raggio d'azione del campo".

Sul premio Bearzot: "Premio importante, mi inorgoglisce. Averlo a casa mia mi fa sentire più forte".

Sulla dipartita di Maurizio Costanzo: "Negli anni in cui non esisteva Internet e le pay tv, se non ci fosse stato il Maurizio Costanzo Show le tv sarebbero dovute andare a letto alle 10... E' stato un giornalista di spessore superiore alla media".