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Juve, Sarri: "Sono nel club più importante, con ‘palazzo’ mi riferivo allo scudetto. Sulla tuta…"

Juve, Sarri: "Sono nel club più importante, con ‘palazzo’ mi riferivo allo scudetto. Sulla tuta…"

La conferenza stampa di presentazione di Maurizio Sarri da allenatore della Juventus

Redazione

Oggi a Torino sponda Juve è il Sarri Day. L'allenatore dei bianconeri si presenta in conferenza stampa: "Tre anni fa sono arrivato a Napoli e ho dato tutto. Da bambino ero tifoso del Napoli, l'ho detto e ho creduto che potessimo essere competitivi.Negli ultimi mesi a Napoli avevo un dubbio, per l'affetto che provavo e la logica che mi diceva che il percorso era concluso. Durante questo dubbio il Napoli mi risolve il problema presentando Ancelotti, probabilmente per colpa mia perché non stavo dando delle risposte. A quel punto preferisco andare all'estero per non passare direttamente dal Napoli ad un'altra società italiana. La Juve è il coronamento di una carriera lunghissima, che è stata anche difficilissima. Ho rispettato tutti. Nell'ultimo atto dovevo rispettare la mia professione e il mio percorso".

OBIETTIVI - "Sono arrivato nella squadra più importante d'Italia. La Juventus ha l'obbligo di partire con l'ambizione di vincere, ma a livello europeo ci sono 8-9 squadre con le stesse possibilità. Per me le responsabilità sono più forti a livello nazionale, mentre in Europa c'è un coefficiente di difficoltà mostruoso".

MODULO - "Bisogna prima parlare coi calciatori. Ho cambiato, il 4-3-3 del Chelsea ad esempio era molto diverso da quello del Napoli, poiché lì bisognava accompagnare le caratteristiche di Hazard, cercando di ovviare alle difficoltà difensive. Partiamo dai calciatori, capiamo quali possano fare la differenza e poi il modulo sarà una conseguenza".

EMOZIONI - "Sarei morto d'infarto se avessi provato tutte le emozioni che mi avete attribuito in questi anni. Il mio percorso è stato lungo. Mi fa piacere essere qui, mi dà emozioni ma sto arrivando qui dal Chelsea, che è un altro grande club, chiaramente con meno storia della Juventus. Non arrivo direttamente dai Dilettanti, è stato un percorso graduale".

RONALDO - "E' un ragazzo che ha quasi tutti i record possibili nel calcio mondiale, mi farebbe piacere farne battere ancora qualcun altro".

JUVE COME POTERE COSTITUITO - "Io non è che dissi al giornalista che lo querelavo per la Juve, ma perché dava una notizia priva di fondamento. In quel momento lo era, il discorso non riguardava il club. Io penso che ho vissuto tre anni in cui mi svegliavo la mattina e il primo pensiero era sconfiggere la Juve, poiché ne eravamo l'alternativa principale. Il mio dovere morale era battere la Juve, lo rifarei e ci riproverei. Abbiamo dato il 100% e non ci siamo riusciti. E' un'avversità sportiva, per cui la mia professionalità mi porterà a dare tutto per questa società. Ho usato mezzi e modi sbagliati, ma è qualcosa di intellettualmente apprezzabile".

NAPOLI - "Un calciatore dice cose a volte perché deve vivere in un ambiente, poi magari in privato dice altre cose. Per cui non voglio parlare di cosa dicano i giocatori del Napoli. Ho fatto un'esperienza estera per rispetto, poi ho risposto al desiderio di tornare in Italia. Nella vita penso di aver rispettato tutti perché ho dato il mio 110% per le maglie per le quali ho lavorato. E lo farò anche per la Juventus".

SCETTICISMO - "Dappertutto sono arrivato così. Siccome arrivo "dall'altra parte" è giusto che ci sia un po' di rancore e scetticismo, ma per toglierlo c'è solo la strada di andare in campo, divertire e vincere".

ANDARE AL PALAZZO - "Era un modo di dire professionale che volevo vincere lo scudetto. Rappresentavo uno dei popoli che più ama la propria squadra e non vinceva da 30 anni. Potevamo selezionare solo un obiettivo ed essere feroci per raggiungerlo, l'abbiamo fatto restando in ballo fino agli ultimi dieci giorni, per cui "potevamo prendere il potere" dello scudetto. Non è finita come volevamo ma il viaggio è stato stupendo. La tuta? Preferirei non usare la tenuta sociale sul terreno di gioco, ma sarà argomento di confronto con la società. L'importante è che a questa età non mi mandino nudo (ride, ndr)".

NAPOLI-JUVENTUS - "A proposito dei cori razziali non cambio idea a seconda della società. In Italia è l'ora di smetterla, è una manifestazione di inferiorità molto netta rispetto a quanto accade negli stadi europei. Lo pensavo a Napoli perché è una delle squadre che più subisce un certo atteggiamento, ma la mia idea di fondo resta la stessa. Siamo 30-40 anni indietro rispetto all'Europa. Quando esco dal San Paolo so che se mi applaudono è per amore, se mi fischiano è una manifestazione d'amore. Uscirò dallo stadio volendogli bene come prima, sia in un caso che nell'altro".

PARTE RECITATA A NAPOLI - "No, ho fatto tutto quello che potevo fare. Il coinvolgimento emotivo era forte, c'erano tutte le componenti perché io combattessi con la sciabola in mano per quei colori. Io posso prendermi una parte della colpa ma non tutta per come sia finita a Napoli. Ho fatto un atto di rispetto immenso andando all'estero. Se poi ora ho necessità di rientrare e ho la possibilità di andare nella squadra più importante, devo rispettare la mia professionalità. Se poi uno ci ricama sopra, non se ne esce da questa storia".

HIGUAIN - "E' un ragazzo a cui voglio molto bene, dipenderà da lui. Io voglio essere modesto, e giusto che ora sia io ad ascoltare i dirigenti che conoscono meglio di me i giocatori che attualmente sono in rosa. Dopo la festa post finale di Europa League non ho più sentito Higuain, perché dovevo farmi le mie idee sulla Juventus e questo ambiente. Lui è un tesserato dei bianconeri e quando rientrerà avremo modo di parlare. Gonzalo è un centravanti che per qualità tecniche può giocare con chiunque. Dipende da lui perché la mia sensazione è che abbia vissuto male il post-Juventus, nel senso che ne sia uscito un po' scosso, subendo un trauma emotivo".

EREDITA' DI ALLEGRI - "Allegri lascia un'eredità pesante, perché ha fatto un percorso straordinario con risultati straordinari. Mi piacerebbe vedere nella squadra le capacità che Massimiliano gli ha dato di uscire in 10' dalla difficoltà e vincere una partita. E' tanta roba e a me è successo raramente. A volte è anche a causa del modo di giocare col possesso palla".

SARRISMO - "Non so cosa sia. Sulla Treccani ho letto che si tratta di una filosofia calcistica e non solo. Non è che se finisce nel vocabolario, uno si mette a pensare come sia nato. Io sono sempre stato questo e per effetto delle esperienze poi si cambia. Spero però di essere rimasto sempre lo stesso e non aver cambiato i concetti di fondo: una persona diretta che ha bisogno di dire agli altri cosa pensa e che gli altri facciano allo stesso. Questo porta allo scontro, ma risolvibile che non genera rancori".

DE LAURENTIIS - "Non ho sentito il presidente, col quale tutti pensano che io abbia un cattivo rapporto. Invece lo ringrazierò sempre perché ero tifoso del Napoli da bambino e ho allenato la squadra. E' stato un regalo enorme e lo ringrazierò sempre, poi possono esserci delle divergenze ma perché siamo due caratteri forti. Non ho mai sentito Aurelio e nemmeno sotto tortura dirò quale calciatore ho sentito".

DITO MEDIO - "Certe cose sono state strumentalizzate, come alcuni miei commenti sulle maglie a strisce. La questione del dito è un errore e una reazione esagerata da parte mia, ma ben spiegata anche nel post-partita, perché dissi di aver fatto un brutto gesto nei confronti di 15-20 stupidi ma non nei confronti dei tifosi della Juventus".