Napoli, salutame a soreta, titola assai brillantemente il giornale Libero (e non il libero giornale) nella sua pagina sportiva. Titola com’è costume di questo mirabile foglio a nove colonne, e il pensiero della maggioranza degli italiani va ai poveri alberi abbattuti e alle tonnellate di cellulosa che avrebbero meritato assai miglior destino, come per esempio le rotative della Scottex. Napoli, salutame a soreta , titola il giornale suddetto, dimostrando tra le altre numerose deficienze (intese, absit injuria verbis, come mancanze di nozioni linguistiche e lessicali) quella di non avere la minima cognizione dell’utilizzo del dialetto e delle sue forme; né di avere la più pallida idea di quanto e quando si usi l’espressione, finalizzata come si sa a chiudere una discussione alludendo ironicamente all’ovvietà di quanto detto dall’interlocutore.
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Il CdM risponde a ‘Libero’: “Carta sprecata. Meglio se destinata per le rotative della Scottex”
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Napoli, salutame a soreta titola il giornale diretto da un personaggio radiato dall’ordine dei giornalisti, peraltro non famoso come il più inflessibile degli ordini, facendo seguito ad altri interessanti assunti che tradiscono la simpatia per il meridione e per i napoletani in particolare, come il piagnisteo che ebbe addirittura l’onore della prima pagina, come se non ci fossero ben altri eventi degni d’attenzione altrove che non le rimostranze per un rigore negato.
Napoli, salutame a soreta titola Libero, ed è interessante riconoscerne la palese soddisfazione al cospetto dell’eliminazione dalla Champions di una squadra che dovrebbe pur sempre essere italiana; ma tant’è, il riferimento politico del giornale è a lungo stato un movimento politico e ideologico che aveva come slogan prima il nord, questo naturalmente prima che il leader tentasse di accreditarsi a livello nazionale venendo a cercare voti al sud. Napoli, salutame a soreta titola Libero, e noi ne prendiamo volentieri atto: presenteremo, e siamo sicuri che le nostre sorelle risponderanno volentieri utilizzando la stessa lingua. E magari, in coro con noi, citando l’augusta frase che emerse dal labiale di Insigne, nostro vate e condottiero, in un filmato in cui l’attaccante si rivolgeva a un compagno che incautamente gli aveva fatto versare il caffè. Quale frase? Andatevela a cercare. E’ molto, molto incisiva. E soprattutto, quella sì, è usata perfettamente e nella giusta occasione.
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
di Maurizio De Giovanni
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