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Rabbia negli spogliatoi del Napoli dopo il nervosismo in campo

Rabbia negli spogliatoi del Napoli dopo il nervosismo in campo

Verona. La delusione è difficile da sbollire a caldo: fa rabbia il pareggio contro il Chievo, molta rabbia. Jorginho la smaltisce solo al rientro negli spogliatoi, tra i più nervosi l’italo-brasiliano che avrebbe voluto...

Redazione

Verona. La delusione è difficile da sbollire a caldo: fa rabbia il pareggio contro il Chievo, molta rabbia. Jorginho la smaltisce solo al rientro negli spogliatoi, tra i più nervosi l'italo-brasiliano che avrebbe voluto festeggiare in maniera ben diversa la convocazione di Ventura per la doppia sfida dell'Italia contro la Svezia. Ma lo stato d'animo è quello di tutti a fine partita: a Verona è arrivato il primo pareggio in trasferta dopo sei vittorie consecutive e ora la Juventus si è avvicinata a un solo punto di distanza.

Un passo indietro evidente dovuto innanzitutto alla stanchezza accumulata dal Napoli in questo ciclo di sette partite tra campionato e Champions League. Pagato in maniera particolare lo sforzo psico-fisico del match di mercoledì sera al San Paolo contro il Manchester City: squadra poco brillante, soprattutto negli uomini più rappresentativi in attacco (vedi soprattutto Mertens ma anche Callejon) bloccati dall'attenta difesa a quattro disposta da Maran. Al belga non riesce nulla delle sue giocate, mai un tiro in porta pericoloso, nessun uno contro uno vincente, imprecisione anche nei passaggi che fa solitamente a occhi chiusi per gli inserimenti di Insigne. Un pomeriggio da dimenticare per il belga, tra i più deludenti. E stavolta non si è visto praticamente mai in fase offensiva anche Callejon: lo spagnolo si è sacrificato come sempre nel lavoro di copertura, garantendo equilibrio sulla fascia ma non ha mai puntato con decisione verso la porta di Sorrentino.

Altro elemento negativo la prestazione sotto tono di Hamsik che sta diventando una costante di questa prima fase di stagione. Poco brillante il capitano slovacco, lento di pensiero e mai efficace con gli inserimenti alle spalle dei difensori di Maran: il suo tentativo più pericoloso è stato quello di testa alzato in angolo da Sorrentino. Rimanda ancora l'appuntamento con l'agganco ai 115 gol di Maradona, il recordman azzurro di tutti i tempi: partita dopo partita sta diventando una vera maledizione. Mai Marek aveva cominciato così male, mai aveva avuto una media realizzativa così bassa: una sola rete (quella contro il Cagliari) in diciotto partite, le dodici di campionato, più le sei di Champions League, compreso il doppio preliminare di agosto contro il Nizza.

Contro il Chievo è mancata tantissimo la spinta a sinistra di Ghoulam, il terzino algerino che è stato operato al legamento crociato del ginocchio destro. Al suo posto Sarri ha schierato inizialmente Mario Rui, che ha vinto nelle ultimissime ore di vigilia il ballottaggio con Maggio, entrato poi al suo posto dopo un'ora con lo spostamento sulla fascia mancina di Hysaj. Sia con una soluzione che con un'altra sono però mancate le classiche giocate della catena di sinistra con Hamsik e Insigne e il Napoli da quel lato non è mai riuscito a guadagnare il fondo per i cross pericolosi.

Una questione innanzitutto di ritmo: gli azzurri riescono ad esaltare il proprio gioco quando c'è velocità di testa e di gambe: ebbene proprio questo è mancato contro il Chievo. Circolazione di palla troppo lenta, a partire già dall'impostazione dei due centrali difensivi Albiol e Koulibaly, disturbati molto nel pressing da Birsa e Inglese. E poi sotto tono rispetto al solito Jorginho che ha sofferto l'aggressività a centrocampo del Chievo e non ha mai trovato il ritmo abituale nelle sue giocate e nel suo giro palla rapido ed efficace. Il playmaker italo-brasiliano è fondamentale per lo sviluppo della manovra perchè è lui a far muovere nella maniera giusta tutti quanti gli altri. E così la squadra si è mantenuta corta in fase di non possesso non concedendo mai ripartenze al Chievo ma è mancata nella costruzione consueta del gioco a un tocco palla a terra. Quella di Verona è stata la partita dell'anno con il minor numero di palle gol, la brutta copia del Napoli vincente e spettacolare. Il Mattino.